Un biennio difficile, fatto di restrizioni e di conseguenti convivenze forzate che hanno finito per inasprire le condizioni di vita delle donne che già subivano vessazioni. Per le vittime di maltrattamenti, la pandemia è stata soprattutto questo. Il Centro antiviolenza Donnattiva di Vasto assiste più di 90 donne che hanno chiesto aiuto per uscire dal tunnel dell’oppressione.
«Questi due anni – racconta la responsabile di Donnattiva, Licia Zulli – sono stati abbastanza complicati nel senso che, nella fase del lockdown, è stato molto difficile aiutare le donne: abbiamo ricevuto diverse chiamate da persone che non si erano mai rivolte a noi e che in quel periodo, stando obbligatoriamente in casa, hanno subito un aggravarsi dei problemi, che che sono emersi in maniera esplosiva. Spesso ci hanno contattato anche le forze dell’ordine riguardo a situazioni di emergenza”.
I DATI – «Le nuove prese in carico nel 2021 sono state 33, che si sommano alle oltre 60 degli anni precedenti. In questi ultimi due anni abbiamo avuto anche richieste da comuni dell’entroterra, anche se poi, complice la carenza di collegamenti, le donne hanno avuto difficoltà a raggiungerci. Con le vittime facciamo un lavoro lungo, profondo, per cui si richiede un intervento che abbia una continuità nel tempo e, purtroppo, le donne che vivono lontano dai centri urbani più grandi hanno difficoltà a raggiungerci, visto che gli orari dei mezzi pubblici sono legati agli spostamenti degli studenti. I Comuni ci hanno chiesto di fare anche iniziative di sensibilizzazione. Il 27 novembre abbiamo organizzato la manifestazione in piazza Rossetti. Anche questa attività, che può sembrare legata solo alla ricorrenza del 25 novembre (Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, n.d.r.), è importante perché ha spinto alcune donne prendere coraggio, a rivolgersi a noi. C’è una grande necessità di intensificare il lavoro con le scuole, con i ragazzi: sentiamo che loro ne hanno bisogno, perché sul tema delle relazioni affettive e del controllo di esse c’è un grande lavoro da fare per rendere consapevoli i giovani di cosa sia una relazione sana. Un po’ a causa della pandemia, un po’ a causa della scarsità di fondi, in questo ambito non siamo riusciti a lavorare come avremmo voluto. Dobbiamo tornare a farlo». Anche perché il fenomeno è più ampio di quanto emerga dalle denunce.