Guido Biondi: un piccolo lancianese tra i grandi del calcio italiano

Dal 3 settembre del lontano 2001 quel nome, se mai ce ne fosse bisogno, è legato indissolubilmente alla sua città natale. Dalla tarda serata di un lunedì di fine estate tutti quelli che lo hanno conosciuto e gli hanno voluto bene, ma anche tanti semplici “lancianesi” hanno letto, scolpito sul marmo del più importante impianto sportivo cittadino, il nome di Guido Biondi.  Sono passati ormai quasi ventuno anni da quando il giovane sindaco Paolini decise, dedicandogli il vecchio “Cinque Pini”, di rendere onore alla memoria ed alla storia di quello che è tutt’oggi  l’unico atleta lancianese ad aver calcato il grande palcoscenico della massima serie calcistica italiana. Da allora sul prato dello Stadio Comunale “Guido Biondi” di Lanciano di partite e campionati, vittorie e delusioni ne sono passate tante: dagli anni ruggenti della serie cadetta alle ultime (si spera) tristi vicende della squadra cittadina, tanti sono stati i presidenti, i giocatori ed i beniamini del tifo lancianese, ma oggi che sono ventitrè anni esatti dalla prematura scomparsa di Guido, abbiamo deciso di ricordare insieme ai tanti aneddoti  e racconti del fratello maggiore Edoardo, questo piccolo, grande giocatore che sul prato verde ha sempre reso onore alla natia terra frentana.  

L’unica presenza di Guido Biondi con la squadra della sua città, all’epoca denominata Pro Lanciano

«Per raccontarvi la storia di Guido e farvi capire chi era davvero non basterebbero ore ed ore di conversazione»: sono queste le prime parole con cui Edoardo Biondi, sorridendo, si presenta durante il nostro incontro avvenuto in una fredda e ventilata mattina di febbraio. Porta con sé una cartellina rossa con sopra scritto a penna il nome del fratello, ed aprendola tra foto d’epoca e articoli di giornali, depliant e tabellini di vecchie partite tornano a vivere non solo ricordi ormai sbiaditi ma tanti piccoli, grandi pezzi di vita vissuta insieme. L’emozione, durante questo breve ma intenso “viaggio nel tempo” ne rallenta spesso la parlantina spedita e cordiale e le lacrime, testimonianza di un amore sempre fortissimo nei confronti di quel fratello andato via troppo presto, ne rigano spesso il volto, ma nelle parole di Edoardo nonostante il dolore ci sono anche la felicità e la soddisfazione per i tanti traguardi raggiunti da Guido durante la sua carriera.

Guido Biondi immortalato durante la sua felice esperienza catanese

 «Io sono nato a Lanciano il 6 ottobre del 1944 – esordisce Edoardo – un anno dopo le vicende degli Eroi Ottobrini, mentre Guido venne alla luce, otto anni dopo, il 18 luglio del 1952. Siamo cresciuti in centro, nel vecchio palazzone delle Poste Italiane (oggi scomparso) lungo corso Trento e Trieste». Fin da bambini l’amore per lo sport ed il calcio ha accomunato i due fratelli (la famiglia Biondi aprì e gestì per tanti anni il primo negozio di articoli sportivi della città) ed a soli 15 anni il piccolo Guido indossò per la prima volta i colori rossoneri trascinando, con il numero 10 sulle spalle i compagni di squadra dell’allora Pro Lanciano alla vittoria del Campionato Regionale, categoria Allievi. Il talento, seppur acerbo già s’intravedeva e Olivieri l’allenatore della prima squadra, che militava in una categoria simile all’Eccellenza di oggi lo convocò subito per un torneo amichevole tenutosi l’anno stesso sul prato del campo di Villa Delle Rose. «Vederlo giocare per la squadra della nostra città – ricorda Edoardo – fu una grande soddisfazione per tutta la famiglia e seppur entusiasti, nessuno di noi avrebbe immaginato cosa sarebbe accaduto di lì a poco».  Nel 1968 Guido, grazie alla chiamata del suo parente Pepè Levante, si recò ad Ancona: «Qui – racconta il fratello Edoardo – arrivò insieme a Bruno Russo (altro giovane talento frentano) per sostenere un provino con mister Pellegrino, all’epoca allenatore degli Allievi della Anconitana ma anche osservatore per conto della Spal di Ferrara e del Catania Calcio. Superato con successo il provino, Pellegrino ci mise in contatto con la Spal ma – continua Biondi – all’epoca la società ferrarese aveva una rigida regola che impediva di tesserare atleti e ragazzi inferiori al metro e ottanta di altezza». Quella che all’apparenza sembrò una porta chiusa in faccia alle ambizioni del giovane Guido, si dimostrò poi, per uno scherzo del destino, una straordinaria opportunità.

«Guido fu allora scelto dal Catania – continua Edoardo – è quella fu una soluzione felice, perché nel capoluogo etneo trovammo un ambiente, una serietà ed una professionalità straordinaria: con Guido, che doveva raggiungere la città andammo sia io che mio padre e rimanemmo colpiti dalla grande organizzazione del club che era già dotato di una pensione dove alloggiare tutti i giovani calciatori». Dopo una settimana di prova, Guido superò con successo il test ed il venerdì sera un trillo insistente fece suonare il telefono di casa Biondi: dall’altro capo della cornetta un dirigente del club rossoblù comunicò alla famiglia la volontà della società di acquistare il cartellino di Guido fissando il giorno dopo a Bari, l’appuntamento per la firma del contratto. «Chiesero d’incontrarci lì – ricorda il fratello – perché la squadra catanese la domenica sarebbe stata impegnata per una partita nella vicina Foggia e, una volta arrivati in Puglia e siglato il contratto, il Catania espresse subito la volontà di farlo giocare. Ma per rendere possibile ciò bisognava far recapitare i documenti presso la sede della Lega Calcio a Firenze: così nostro padre si mise in macchina e dopo un lunghissimo viaggio arrivò nel capoluogo toscano per depositare il contratto di Guido e permettergli di scendere in campo il giorno successivo».

Serie A 1971 Stadio “Cibali”: Guido Biondi in marcatura su Gianni Rivera in una Catania -Milan

Quella tra Catania e Guido fu una bella storia d’amore: i tifosi siciliani s’innamorarono presto di quel trequartista dal piede educato e dalla tecnica sopraffina ed anche la stampa locale, dalle colonne del quotidiano “La Sicilia” lo ribattezzò presto il Rivera del Sud. L’incontro con il campione del Milan avvenne davvero nel marzo del ’71 sul campo del “Cibali” di Catania e ad immortalare il momento c’è una delle tante foto che il fratello Edoardo conserva gelosamente. Nella città dell’elefantino l’amore per Guido Biondi è ancora fortissimo tanto che in un murales realizzato nella curva sud del vecchio stadio cittadino, il ritratto del trequartista lancianese appare tra quello degli atleti che hanno fatto la storia del calcio catanese di fianco all’indimenticato presidente Angelo Massimino. Il talento di Biondi era ormai riconosciuto e nel marzo del 1971 arrivò anche la chiamata della Nazionale Under 21 con cui fece il suo esordio il 1º maggio nella gara persa per 4-0 a Dresda contro la Germania Est, nella partita d’andata del primo turno delle qualificazioni per le Olimpiadi in programma nel 1972 a Monaco di Baviera. «Insieme a mio fratello – racconta Edoardo – giocavano in quella Nazionale campioni assoluti come Bettega, Bordon, Bellugi e Pulici solo per citarne alcuni». Conclusa l’esperienza alle pendici dell’Etna, Guido approdò prima al Lecce e poi al Perugia: particolare e triste al tempo stesso è l’antefatto che portò Biondi a vestire il biancorosso dei grifoni. «Era il 30 ottobre del ’77 – afferma Edoardo – e Guido era qui a Lanciano quando dalla radio arrivò la notizia dell’improvvisa morte in campo di Renato Curi mentre si stava giocando la gara tra Perugia e Juventus.

Serie A 1971 Stadio “Cibali”: Biondi con Mariolino Corso in una Catania -Inter

La morte di Curi colpì moltissimo mio fratello e nessuno poteva immaginare che di lì a qualche ora proprio dall’Umbria sarebbe arrivata la chiama per Guido da parte di mister Ilario Castagner che lo voleva nella sua squadra». Il carattere e la grande personalità di Guido vennero apprezzate e riconosciute anche nel capoluogo umbro, ma se esiste un altro “luogo del cuore” fondamentale nella sua carriera quello è Campobasso dove il nostro si trasferì nel 1981. «La squadra molisana quella stagione era in serie C – ci racconta Edoardo – e se la passava piuttosto male perché era ultima in classifica. Con l’ingresso di mio fratello però le cose cambiarono prestissimo e grazie ai tanti gol ed al suo inconfondibile calcio di punizione il Campobasso venne promosso in serie B e Guido venne premiato come miglior marcatore del campionato venendo ribattezzato “Il Platinì del Molise“. Catania e Campobasso – prosegue Edoardo – sono forse le città che più lo hanno amato e spesso da lì mi chiamano ancora per ricordare la sua memoria in rubriche televisive e programmi sportivi».

Biondi in una foto di gruppo insieme ai compagni della Nazionale Under 21: si leggono nomi di giocatori importanti come Bettega, Bellugi e Pulici

Come dicevamo all’inizio di questo nostro racconto, parlare della vita e della carriera di Guido Biondi meriterebbe molto spazio visto che nella sua storia ha calcato importanti palcoscenici come l'”Olimpico” di Roma, il “San Paolo” di Napoli il “San Siro” di Milano ed avuto come compagni e avversari campioni del calibro di Boninsegna, Anastasi, Gentile, Cabrini, Rossi e Conti tra i tanti. Guido Biondi è stato ed è tutt’ora l’unico calciatore frentano ad aver giocato in serie A e alla fine della sua carriera, nonostante le tante opportunità e gli amici che si era fatto in giro per l’Italia, decise di tornare a casa nella sua Lanciano. Ma il destino è spesso beffardo, ed un brutto male lo tolse all’affetto dei suoi cari a soli 46 anni. Oggi, dopo ventitrè anni esatti dalla sua scomparsa, abbiamo voluto provare a ricordare questo piccolo, grande lancianese con il sogno di diventare calciatore. Speriamo di esserci riusciti. Un grazie infinito va al fratello di Guido, Edoardo Biondi senza la cui memoria storica e sincera disponibilità questo articolo non avrebbe mai visto la luce.

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Comments 1

  1. Gianni says:

    Benissimo il riconoscimento a Guido Biondi per il calcio giocato nelle varie squadre. Però intotolargli lo stadio 5 pini dopo che come lancianse aveva giocato forse solo 1 partita con la pro lanciano. Ho conosciuto calciatori che hanno onorato lanciano giocandovi campionati interi per diversi anni. Parlo di un certo Domenico Carnevale, Erminio Pozzi (mio padre) e tanti altri giocatori. Forse il sindaco Paolini non conosceva la storia lel lanciano calcio degli anni 30/40/50.
    Grazie

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