Trent’anni di sorrisi in scena: Biagio Santoro racconta l’associazione “Principe De Curtis”

Nel febbraio 1992 iniziava il cammino di uno dei sodalizi più longevi della città, l’Associazione Teatrale Principe De Curtis. Tutto nasce dalla vena artistica di Biagio Santoro, per oltre trent’anni in servizio nella Marina Militare al faro di Punta Penna. «All’epoca mi chiesero di fare uno spettacolo con i ragazzi in servizio a Mariradar – racconta Santoro – . Alla fine della serata, l’assessore Lucio Ritucci, dopo aver visto gli sketch che avevo visto e interpretato, mi propose di entrare nel mondo del sociale. Dissi subito di sì e così iniziò il mio impegno. Poi mi fece un’altra proposta: perché non crei una compagnia teatrale? Anche in quella circostanza, accettai subito la proposta. E, in poco tempo, si è formato un gruppo di persone con cui abbiamo portato in scena Miseria e Nobilità».

Biagio Santoro

Già nella commedia di esordio, Santoro ha messo in luce le sue doti creative. «Sono partito dal libretto originale di Eduardo Scarpetta e facendo una fusione con il copione del film di Totò, molto più leggero. Ci ho messo dentro anche qualcosa di mio ed è nata la nostra Miseria e Nobiltà, andata in scena con cinque rappresentazioni al Teatro Rossetti». Il buon riscontro di pubblico ha dato slancio alle attività «e, sempre con il supporto dell’assessore, abbiamo fondato l’associazione Principe De Curtis».

Per la seconda commedia Biagio Santoro ha incrementato la sua quota di creatività. «Mi sono ispirato ai Promessi Sposi e ho scritto Renzo e Lucì. Poi qualcuno mi suggerì di ambientarlo a Vasto ed è così andata in scena la commedia Renz’ e Lucì… a lu Wast. Non è stato facile scriverlo e interpretarlo, è stata una grande fatica perché c’erano una trentina di personaggi in scena». Sono arrivate poi le commedie napoletane inedite, scritte da Santoro, oltre venti (alcune sono anche sul suo canale youtube), che hanno fatto divertire il pubblico che, ad ogni rappresentazione, ha dimostrato grande attenzione e affetto per la De Curtis.

«In trent’anni sono passate per l’associazione circa 200 persone. Tutti attori amatoriali, qualcuno di loro non aveva neanche idea di cosa fosse il teatro prima di mettersi alla prova. C’è chi è arrivato e andato via, qualcuno è anche tornato. È stato bello quando, per il 25° dell’associazione, abbiamo riproposto Miseria e Nobilità e sono tornati, negli stessi panni, due protagonisti della prima edizione». La realtà associativa è stata anche occasione di incontro e di scambio. «C’è una ragazza che ha iniziato a recitare con noi e poi ha frequentato il Dams di Bologna e si laureata. Questo è un bel punto di orgoglio. Abbiamo avuto anche diversi giovani che si sono conosciuti in associazione, si sono sposati e sono rimasti legati a noi». C’è anche un pensiero speciale «con le persone che hanno fatto un pezzo di strada con noi e oggi non ci sono più».

Ma, oltre al teatro, l’associazione Principe De Curtis è presente in tante iniziative della città, con una grande propensione alle iniziative solidali. «Abbiamo fatto uno spettacolo in collaborazione con la BNL per la raccolta fondi di Telethon. Ci siamo espressi anche attraverso lo sport, con una partita di calcio per raccogliere fondi da donare a un giovane che ne aveva bisogno e con un torneo il cui ricavato è servito per acquistare una tenda da campo per la Croce Rossa». Nell’ambito delle manifestazioni cittadine «abbiamo partecipato a cinque edizioni del Carnevale vastese e, nelle quattro edizioni a premio, abbiamo sempre vinto». Spazio anche alle rappresentazioni a tema religioso. «Prima di divenire associazione, nel 1991, abbiamo realizzato il presepe vivente che si chiamava Rappresentazione della Sacra Natività. Dopo qualche anno abbiamo iniziato con la Passione Vivente, la Domenica delle Palme, arrivando a 25 edizioni. Speriamo che, quanto prima potremo riprendere questa esperienza interrotta dal Covid».

Non sono mancate, in trent’anni di storia, le difficoltà, «ma le abbiamo sempre superate egregiamente e con il sorriso. Un po’ di rammarico c’è nel non essere più potuti andare in scena al Teatro Rossetti. Siamo nati lì, abbiamo raccolto tante soddisfazioni ma, purtroppo, non è stato più concesso alle compagnie amatoriali. Ci siamo spostati prima al Ruzzi per poi approdare al Teatro Madonna dell’Asilo dove ci troviamo bene».

In una storia associativa c’è anche una storia di famiglia. Accanto a Biagio Santoro, «ormai più vastese che napoletano, avendo vissuto qui 35 dei miei 65 anni», c’è sempre stata sua moglie Luisa Amato. «Non aveva mai fatto teatro ma, quando ho iniziato, pensavo già a lei per il suo ruolo in Miseria e Nobiltà. Quando gliel’ho detto non voleva saperne, poi si è convinta ed è andata benissimo. È una colonna dell’associazione e mi fa molto piacere che, quando entra in scena, viene applaudita già prima di dire la prima battuta, così come accade per i grandi attori in teatro».

I trent’anni dell’associazione saranno celebrati nel modo più naturale possibile. «Abbiamo una commedia pronta che speriamo di poter portare in scena. Se potremo fare altro lo faremo con piacere, anche per ringraziare chi ci ha seguito in questi anni». E, nell’affrontare questo giro di boa, Biagio Santoro ha due desideri. «Mi piacerebbe che la Compagnia possa andare avanti sempre, anche quando non sarò più io a seguirla. E, se posso esprimere il mio sogno nel cassetto, mi piacerebbe vedere pubblicate le mie commedie».

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