Sevel, Cgil: «La Regione attivi accordo di programma che permetta alle imprese di investire»

Continua a preoccupare il futuro della Sevel e delle migliaia di lavoratori e lavoratrici della provincia di Chieti impiegati nello stabilimento di Atessa. La scelta della casa francese Psa, confermata da Stellantis, di avviare un nuovo sito produttivo a Gliwice in Polonia, per realizzare furgoni con gli stessi marchi presenti oggi in Sevel, apre un nuovo scenario che pone dei forti interrogativi sul futuro del più grande stabilimento abruzzese e dell’indotto ad esso collegato. Tra i primi a sollevare dubbi sulle scelte aziendali e sulle ripercussioni delle stesse sui dipendenti, i rappresentanti della Cgil Fiom di Chieti, sindacato che, già nel dicembre 2021 in un’assemblea con i lavoratori, avevano stilato un documento con cui chiedevano a Stellantis di presentare “un piano di investimenti per mantenere competitivo lo stabilimento della Sevel”, e alle istituzioni locali di intervenire.

A due mesi di distanza, con tanti interrogativi e poche certezze, Fiom Cgil torna ad esaminare il futuro, al momento tutt’altro che roseo, della Sevel. «Il Dna Fiom – scrive il sindacato in un comunicato – ci porta a non fidarci a prescindere delle aziende e delle loro strategie. Non serve a nulla gridare quando ormai le decisioni sono state prese. Analizzata la situazione del nostro territorio e studiato cosa sta accadendo in Polonia, abbiamo iniziato a sollevare dei dubbi e delle domande legittime per capire cosa potrà accadere nei prossimi anni alle decine di migliaia di lavoratori che nella nostra regione lavorano nel settore dell’automotive e in particolare per Stellantis. A differenza dei “non allarmisti” – affermano – in questi due anni siamo stati gli unici a fare assemblee con i lavoratori per spiegare i nostri dubbi e capire gli umori dei lavoratori. Siamo convinti che se non esiste un piano certo di investimenti per la Sevel, si aprirà un percorso che metterà in difficoltà le lavoratrici e i lavoratori.

Tutti i nostri dubbi e tutte le nostre domande – spiegano – sono rivolti a chiedere investimenti per garantire un lungo futuro a questo territorio. In questi anni, la Fiom, ha sollevato legittimi dubbi e allo stesso tempo ha fatto proposte. Dopo esserci posti la domanda su come convincere Stellantis ad investire nel nostro territorio, abbiamo capito che il nuovo gruppo ha la necessità di avere un sistema di forniture efficienti. Per questo abbiamo chiesto alla Regione Abruzzo di attivare un accordo di programma che preveda un percorso che consenta alle imprese dell’indotto di poter fare degli investimenti per modernizzare i propri impianti, così come riteniamo fondamentale finanziare la formazione che consenta ai lavoratori di formarsi per approcciarsi alle nuove tecnologie.

Come Fiom – aggiungono – coscienti che la partenza di Gliwice metterà in competizione i due territori con una ricaduta diretta sui lavoratori dell’indotto e della Sevel, continueremo a chiedere interventi al fine di preservare e sviluppare l’occupazione nei nostri territori. Continueremo a sollevare il problema dell’assetto societario di Stellantis che, a differenza dello stato francese, penalizza la nostra nazione. Anche su questa tematica siamo stati capaci di intuire la discussione e di proporre un intervento diretto dello Stato per preservare un settore importante come quello dell’automotive. Tempo fa – sottolineano – abbiamo avviato un percorso per scrivere un documento unitario, progetto naufragato perché gli altri sindacati ritenevano impossibile chiedere la partecipazione dello Stato. Noi però non ci siamo arresi e abbiamo prodotto un nostro documento, presentato all’assemblea dei lavoratori Sevel il 2 dicembre 2021. Ora persino il Copasir si è reso conto del rischio che stiamo correndo come nazione e sta chiedendo di intervenire come da noi auspicato. Dopo l’intervento del Copasir, speriamo che le altre sigle sindacali, la Regione Abruzzo e i parlamentari abruzzesi aprano una riflessione per poter condurre un percorso unitario a salvaguardia delle lavoratrici e dei lavoratori dei nostri territori».

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