Nuova levata di scudi dei lavoratori della Fondazione Padre Alberto Mileno di Vasto Marina che continuano a vedere nubi sul loro futuro. Tra cassa integrazione e licenziamenti, per gli oltre 200 dipendenti della Rsa, il rischio dell’ulteriore riduzione di personale sembra farsi sempre più concreto. Al fianco dei dipendenti, scendono nuovamente in campo i sindacati che, in un comunicato congiunto di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, chiedono risposte sull’apertura del negoziato sul contratto collettivo nazionale di lavoro. Avvio “promesso” entro il mese di gennaio ma che, ad oggi, non si è ancora concretizzato.
«Diversamente dagli impegni assunti nel corso dell’incontro del 21 dicembre 2021 – scrivono Barbara Francavilla, Marianna Ferruzzi e Rossella Buccarello – nel quale si era detto di stringere quanto più possibile i tempi al fine di avviare, entro il mese di gennaio 2022, nel rispetto delle tante lavoratrici e lavoratori delle Rsa, l’apertura del negoziato per la definizione del ccnl, ad oggi, 15 febbraio 2022, purtroppo ancora non abbiamo avuto alcun riscontro. Si sente spesso dire quanto la storia si caratterizzi di “corsi e di ricorsi storici”, vogliamo auspicare che non sia questo il caso, perché un’attesa anche per questo personale di oltre 14 anni, riteniamo non sia solo vergognosa ma inaccettabile. Le lavoratrici e i lavoratori – aggiungono – non sono più disponibili ad aspettare ancora, hanno terminato anche l’ultima briciola di abnegazione da dedicare ad un sistema che poco li considera e che non riconosce loro la giustizia ad avere un contratto che riconosca diritti e salari adeguati».
Nella lettera, indirizzata ai presidenti di AIOP, Barbara Cittadini, e di ARIS, Padre Virgilio Bebber, i rappresentanti delle sigle sindacali si rivolgono anche al ministro della Salute, Roberto Speranza e al presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. A loro chiedono di «intervenire per contribuire affinché ciò che è un diritto non più rinviabile per queste lavoratrici e lavoratori, diventi finalmente un atto concreto; per dare contezza e credibilità a ciò che oggi riempie articoli dei maggiori quotidiani e anima le discussioni nei dibattiti televisivi e viene cavalcato ovunque come “il diritto alla Salute e alla Cura”, perché questo legittimo diritto di ogni cittadino passa anche per i diritti delle lavoratrici e lavoratori che lo garantiscono. Non c’è più tempo, confidiamo in un celere riscontro, in assenza del quale non potremo che ricorrere al coinvolgimento nazionale di tutte le lavoratrici e i lavoratori coinvolti».