Lavoro, Nisticò: «Le opportunità ci sono. È importante investire nella formazione»

Le aree produttive del Vastese e della Val di Sangro rappresentano un punto di forza nell’economia abruzzese anche se, spesso, questi territori restano fuori dalla luce dei riflettori e dalle attenzioni rivolte al mondo del lavoro. Ne abbiamo parlato con Antonio Nisticò, Sales Manager Italia e responsabile della sede di Vasto dell’agenzia per il lavoro Generazione Vincente, azienda con oltre vent’anni di esperienza sul territorio nazionale.

Antonio Nisticò

Attraverso la sua attività quotidiana ha un punto di vista privilegiato sulla situazione del mondo del lavoro nel nostro territorio. Che momento viviamo?
I dati del PIL ci dicono che l’Italia, nel 2021, ha avuto una crescita del 6,5%. Il nostro Paese è stato visto come la locomotiva d’Europa, cosa mai accaduta in passato. E, anche l’Abruzzo ha contribuito a questo risultato. L’economia inizia ad essere trainante, il made in Italy a funzionare. E, in questo scenario, non è mai venuta meno la mancanza di figure professionali. Uno studio della Banca d’Italia ci dice che, lo scorso anno, ci sono stati 850mila nuovi contratti di lavoro. Di questi, molti sono a tempo determinato – e va sottolineato il ruolo centrale della somministrazione – ma tanti sfociano in rapporti a tempo indeterminato.

È necessario investire sulla formazione dei giovani

Oggi c’è una mancanza incredibile di figure professionali, soprattutto specializzate ed è un problema che va affrontato e risolto con scelte importanti. Occorre investire nella formazione, nel rapporto tra scuola e mondo del lavoro. Le agenzie danno il loro contributo con il ruolo del Fondo di Formatemp, in grado di formare figure professionali facilmente spendibili. Ma è necessario investire sulla formazione dei giovani, oltre che aumentare la specializzazione di chi cerca lavoro. Nel Vastese e in Val di Sangro ci sono realtà ad altissima tecnologia che richiedono grandi professionalità. Il made in Italy eccelle perché ci sono aziende con grandi capacità la chiave vincente è però sempre rappresentata dalle risorse umane. 

Del rapporto tra scuola e lavoro si discute molto, anche negli ultimi tempi, anche per episodi di cronaca che hanno fatto scattare un campanello d’allarme. Come va affrontato questo passaggio cruciale?
Le istanze dei giovani vanno ascoltate e vanno seguiti i modelli di altri Paesi che fanno dialogare efficacemente aziende e scuola. Non è possibile sfuggire a un percorso del genere. L’attuale modello di alternanza scuola-lavoro va ottimizzato e rafforzato ma credo che la scuola debba formare e indirizzare delle professionalità legate a un contesto territoriale. Ci sono tanti esempi di eccellenza di rapporti vincenti tra imprese e scuole. E, in questo percorso, va messa al primo posto la sicurezza, a tutti i livelli. Le leggi lo indicano chiaramente, ogni persona deve entrare coscientemente nel percorso lavorativo. E su questo, in Italia, registriamo criticità anche perché mancano le figure deputate al controllo. 

Quale può essere una strategia efficace per la formazione delle figure professionali di cui il territorio ha bisogno?
L’esperienza degli istituti professionali si è rivelata sempre efficace nel dare ai giovani un percorso ben delineato da spendere subito nelle aziende del territorio. Pensiamo a quanto fatto in passato dalla scuola di formazione professionale dei Salesiani, dove si sono formati quelli che oggi sono gli imprenditori che oggi gestiscono aziende di eccellenza. Hanno imparato un mestiere e lo hanno trasmesso, secondo un modello che andrebbe riattivato. Ma non è certo l’unica strada. Ad esempio, per chi sceglie di proseguire gli studi con l’università, la scuola deve far capire ai giovani quali percorsi li aiutano ad entrare nel mondo del lavoro. Oggi, tra gli altri, c’è bisogno di infermieri, medici, ingegneri, farmacisti, IT Manager. Ma se in alcune università si lascia il numero chiuso si impedisce ai giovani di fare un percorso desiderato. 

Molte delle aziende storiche del territorio vivono momenti di difficoltà legati alla situazione economica internazionale. Allo stesso tempo arrivano nuovi insediamenti dove potranno trovare impiego centinaia di persone. Si riuscirà a mantenere un equilibrio nei livelli di occupazione?
Oggi si parla di nuovi e grandi investimenti su questo territorio. Dobbiamo partire, però, da una questione che riguarda noi italiani, legati tradizionalmente al posto fisso, allo stesso lavoro per tutta la vita. È un concetto che non esiste più come un tempo, ci sono aziende che cambiano e mutano nel tempo e anche i lavoratori devono cambiare altrettanto. Con le nuove aziende che arrivano ci sarà ancor più difficoltà nel trovare tutte le figure professionali che servono. Quelle che già esistono devono rimodularsi e, nei loro percorsi, ci sono degli eventi traumatici di perdita di posti di lavoro. Ci capita di incontrare tante persone che, alla ricerca di una nuova occupazione, trovano un lavoro, a qualsiasi età. È venuta meno la questione dei vincoli anagrafici, grazie a politiche di incentivazione che riguardano tanto gli over 50 quanto i giovani. Anzi, per determinati mestieri, viene richiesta anche una certa maturità professionale. Ci è capitato di assumere anche persone over 55 o anche più mature. 

Il porto di Punta Penna

Che peso avrà il settore della logistica nel futuro di questo territorio?
La logistica ricoprirà un grande ruolo perché aumentano gli interscambi tra i vari Paesi del Mondo. Lo abbiamo visto, anche recentemente, basta una crisi nei trasporti in Asia e in Italia ci sono problemi seri. Ormai l’interscambio è un processo ineludibile, siamo sempre più interconnessi. E in questo torna al centro il ruolo delle risorse umane. C’è bisogno di persone che gestiscano la logistica, sia essa su strada, su mare o su ferro. Per fare un esempio attuale, ci sono società di trasporti, anche in ambito pubblico, alla ricerca di autisti, che non si trovano. Noi stiamo formando le nuove leve pronte ad entrare al lavoro. Abbiamo visto, nelle scorse settimane, come produzioni importanti del territorio siano state smistate dal porto di Vasto. Il trasporto su ferro e via mare sono da incrementare perché la crescita della logistica trainerà il lavoro delle aziende del territorio così da produrre ricchezza. Infatti, allo stesso tempo, ricordiamoci che figure come carpentieri, saldatori e tante altre non vedranno mai scendere la richiesta. E anche, più in generale, il settore dell’industria, della meccanica, non tramonterà mai. Avrà sfaccettature diverse, dimensioni robotiche differenti, ma sarà sempre un riferimento. 

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