Pilkington, rincari pesantissimi in bolletta: nuovi tagli all’orizzonte

Sette milioni di euro in più sulla bolletta ogni mese. È salatissimo il rincaro dell’energia per la Pilkington e rischia di aggravare una situazione non rosea già da tempo. È il dato principale emerso dal coordinamento nazionale unitario di Pilkington Italia al quale hanno preso parte il management e i sindacati. 

Aumenta il divario con i competitor europei interni ed esterni
che si approvvigionano da fonti alternative

Oggi quel fattore positivo che negli anni Sessanta portò all’insediamento dell’allora Società Italiana Vetro a San Salvo diventa un ulteriore nube sul futuro. L’ingente uso di gas nella produzione del vetro per i parabrezza e i finestrini delle auto fu possibile sessanta anni fa grazie ai ricchi giacimenti di Cupello, oggi la crisi a livello internazionale ha portato a bollette triplicate che, come sottolineano Cgil, Cisl, Uil e Ugl, «stanno mettendo in ginocchio e minando la sopravvivenza dell’attività produttiva e che non possono nemmeno essere ribaltati al cliente. Quello energetico è un aspetto che aumenta il divario con i competitor europei interni ed esterni che si approvvigionano da fonti alternative (energia nucleare e rinnovabile) e che non hanno subito rincari». D’altronde, il tema energetico è un vecchio pallino del presidente Graziano Marcovecchio che da anni sostiene la necessità di costi minori su questo fronte (insieme a una minore burocrazia e a migliori infrastrutture). 

Il gruppo Pilkington che a San Salvo dà lavoro a circa 2500 persone viene fuori da anni non facili peggiorati dalla pandemia. All’orizzonte, adesso ci sono nuovi esuberi che non sono stati ancora illustrati nel dettaglio dall’azienda. Marcovecchio ha spiegato che i volumi produttivi per l’anno corrente e per i prossimi sono influenzati negativamente dalla riduzione delle vendite di auto (oltre il 20%-25% in meno rispetto al periodo pre Covid-19);  questo si tradurrà in forti perdite economiche per lo stabilimento e in fermate ricorrenti e improvvise. I tagli si preannunciano dolorosi: «Il calo del mercato auto impone una riorganizzazione e un ridimensionamento almeno dello stesso peso, del 20%-25%. «L’avvio del programma di trasformazione annunciato dal gruppo continuerà a focalizzarsi sulla riduzione dei costi e sull’accelerazione delle automazioni di processo che dovranno consentire di ristabilire nel più breve tempo possibile l’utile economico di esercizio e la generazione di liquidità». 

Il “no” dei sindacati ai licenziamenti è netto, l’azienda ha avanzato la richiesta al ministero del Lavoro di adesione ai contratti di espansione, ma questi potranno coinvolgere solo una parte di lavoratori (coloro che hanno i requisiti pensionistici di vecchiaia e anzianità contributiva a non più di 60 mesi dalla pensione) non annullando gli esuberi. La via obbligata sembra così essere quella della riduzione del personale in vista della deadline del 13 febbraio, ultimo giorno coperto dalla cassa integrazione. 

I contratti di espansione sono visti come una delle possibili soluzioni anche per la vicino Denso sulla quale grava lo stentato avvento dell’auto elettrica. Qui altre 80 persone dovranno lasciare la fabbrica in virtù del taglio di 200 unità annunciato l’anno scorso, ma il rischio è che ne seguiranno altri.

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