«Al termine del Festival del Carciofo, è fondamentale per la comunità, esprimere una valutazione politica per amore del territorio. È giunto il momento di infrangere il “tabù” dell’insindacabilità della manifestazione che da sagra popolare, com’era stata pensata, si è nel tempo trasformata in una passerella elettorale a prevalente appannaggio del governante di turno». L’affondo contro l’amministrazione comunale è di Officina Cupello, il soggetto politico di opposizione che raggruppa Partito democratico, Insieme per Cupello, Cupello Futura Umanità, Risposta Civica e Sinistra Italiana.
«I cupellesi tengono a Cupello ed è per questo che, nonostante tutto, si prodigano a partecipare nella macchina organizzativa per dedizione al territorio. Non per questo però dev’essere sfruttato il senso di appartenenza ad altri tipi di bisogni esclusivamente personalistici. Per tale ragione tutta Officina Cupello e i suoi gruppi consigliari di opposizione vogliono ringraziare pubblicamente tutti quei cittadini che con spirito di servizio e di abnegazione hanno garantito un contributo prezioso, essenziale, pulito, disinteressato. Insieme a loro, desiderano esprimere un ringraziamento riconoscente ai tanti produttori e agricoltori, custodi di un bene così prezioso per Cupello e per l’economia locale.
Ciò a cui abbiamo assistito in questa edizione – sostiene Officina Cupello – è l’ennesimo atto di “arroganza del potere” che ormai senza più veli, né filtri, mostra tutta la sua prepotenza nella peggiore degenerazione elitaria e classista sempre prona a differenziare i cittadini più facoltosi da coloro che navigano affaticati nel bisogno.
Un “potere” che ha cancellato ogni buona norma regolamentare di gestione della cosa pubblica, trasformando gli ambienti sacri di un palazzo ottocentesco in una sala da pranzo alla quale hanno avuto accesso esclusivamente gli amici più ricchi. Un palazzo storico con la sua sala multimediale che, malgrado la chiarezza del suo regolamento interno, è finita col trasformarsi in un esclusivo club gastronomico e gourmet con accessi controllati e impediti a coloro che erano fuori dalle grazie della corte. Uno sfoggio di ricchezza in un Comune con un pre-dissesto di tre milioni e settecentomila euro che pagheranno tutti quei cittadini che a queste occasioni “d’oro” non hanno avuto accesso.
Il Festival anche quest’anno è stato organizzato da un Comitato ad hoc di cui nessuno conosce il bilancio con la relativa capacità di spesa e i relativi introiti. Un comitato senza partita iva e quindi privo della tracciabilità economica, composto da coniugi, fratelli e cugini degli amministratori comunali e gestito interamente dal Consigliere Regionale, Sindaco e da assessori e consiglieri comunali. Un potere, dunque, esercitato in modo politicamente inopportuno all’insegna di un conflitto d’interessi pubblico, manifesto.
È ora di dire basta a chi ha introdotto una “proprietà privata” all’ortaggio simbolo della comunità. Il Festival torni ad essere una festa popolare il cui comitato promotore sia espressione delle attività produttive del paese. Officina Cupello investirà tutti i suoi consiglieri comunali affinché la comunità sia edotta di ogni singolo processo organizzativo ed economico sul quale non vogliamo cali il sipario. I Cupellesi vogliono conoscere le spese, i ricavi e la loro destinazione, perché pur trattandosi di un comitato slegato dalle istituzioni, è pur vero che esso ha gestito il momento pubblico più avanzato. Chi gestisce contesti pubblici sia disposto alla trasparenza. Officina Cupello s’impegna a sottoscrivere un patto organizzativo con i ristoratori, le attività commerciali e artigianali affinché tutta la ricchezza di questa fondamentale manifestazione sia ridistribuita nel tessuto comunitario e il controllo della stessa torni ad essere pubblico, scevro dagli appetiti e dagli interessi carrieristici che finora l’hanno tristemente contraddistinta. È ora – conclude Officina Cupello – di promuovere un altro modo di vivere Cupello. Un modo che veda protagonisti i cittadini con trasparenza, democrazia e partecipazione.