Tra le personalità più autorevoli del panorama artistico contemporaneo dell’Abruzzo, ma non solo, c’è sicuramente il maestro Antonio Di Campli. Nato a Castelfrentano nel 1962 ma residente a Lanciano, Di Campli è tornato alle “origini” aprendo proprio nel borgo natio la sua bottega ed atelier. Un salto nel passato che come vedremo non è solo riferibile agli albori del suo cammino artistico, ma anche ai modelli che il maestro studia e rielabora, nella sua arte, in chiave contemporanea. A Chiaro Quotidiano lo scultore racconta il suo amore giovanile per l’arte. «Tra i primi ricordi c’è quello di quando a undici anni durante le vacanze estive, mio padre mi portava nel suo laboratorio di marmista e lì iniziai ad incidere il marmo. Nel tempo, poi quella passione per la scultura è diventata il mio lavoro».
Ma non si diventa artisti da un giorno all’altro ed alle spalle del maestro ci sono lunghi anni di formazione. «Riprendere gli studi – ci confida Di Campli – dopo tanto tempo era un po’ difficile, ma feci una sfida con me stesso. Iniziai il mio percorso nell’Accademia di Belle Arti di Foggia con il docente Salvatore Cotugno, che devo dire, fece di tutto per farmi abbandonare lo scalpello, orientando le mie capacità su altri materiali che per me risultavano poveri. Nonostante questa, diciamo disavventura, non mollai e decisi di trasferirmi all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, dove trovai come docente Antonio Quaranta. Entrai subito in sintonia con il professore, e ciò mi permise di continuare e completare gli studi accademici, e di collaborare con lui nella realizzazione di importanti monumenti da lui progettati: un rapporto proficuo che continua tutt’ora».
Il passato e l’antico dicevamo, due tematiche da sempre al centro degli interessi di Antonio Di Campli, «Sono sempre stato appassionato di archeologia, in particolare di quella relativo l’antico Egitto e, la mia prima opera a tutto tondo fu proprio una riproduzione della maschera di Tutankhamon dipinta in oro, che purtroppo andò perduta. La mia formazione mi spinge a guardare il passato, ma al tempo stesso a trovare nuove soluzioni in chiave contemporanea. Il mio modello di riferimento principale – sottolinea lo scultore – è Antonio Canova per la sua ricerca della bellezza ideale».
Antonio Di Campli è uno scultore polivalente e polimaterico ma tra i materiali con cui crea la sua arte, uno ha un posto di rilievo. «Al primo posto pongo la pietra della Maiella, litotipo locale ricco di storia e tradizione, A seguire, mi piace utilizzare i marmi ed in particolare lo statuario, la fusione in bronzo con la tecnica della cera persa, e infine, i materiali sintetici». Il collegamento con l’Abruzzo non si ferma solo alla pietra della Maiella, ma anche a uno dei simboli della nostre regione, il Guerriero di Capestrano a cui recentemente nella sua versione, il maestro ha dato un volto. «Confrontandomi con il guerriero, non potevo certamente riprodurre un falso storico al solo fine di mettere in mostra la mia abilità – sottolinea Di Campli -. Sono stato il pioniere nel riprodurre una copia con la pietra della Maiella dandogli un volto, che nessuno potrà mettere in discussione. Un modello antico messo in relazione con l’arte contemporanea, ma credo che ogni tempo ha avuto la sua espressione artistica, così come la nostra e sarà come sempre la storia a decidere quali opere e quali artisti saranno ricordati».
Arte e scultura che possono essere anche occasione di crescita e di riscatto sociale per chi è stato meno fortunato: infatti nel mese scorso il maestro Di Campli ha iniziato la seconda edizione del corso di scultura nella Casa Circondariale di Lanciano: un’esperienza particolare che lo scultore racconta con queste parole, «far avvicinare i detenuti all’arte non è facile…ci si tenta, ma è purtroppo il tempo a disposizione è poco vista la durata limitata del corso. Loro dimostrano interesse e capacità espressive, ma purtroppo tutto finisce all’interno di quella stanza. Occorrerebbe – sottolinea l’artista – creare delle strutture dove dal semplice corso, si dia il via ad un percorso formativo/ lavorativo e ad un futuro reinserimento nel contesto sociale». Ci congediamo dal maestro chiedendogli quali saranno le sue prossime creazioni «Ci sono diversi progetti a cui mi sto dedicando e, quello più importante riguarda il monumento ai caduti sul lavoro, che è in fase di realizzazione».