Torna nella sua tradizionale ritualità la processione del Venerdì Santo a Vasto, l’anno scorso ancora condizionata dalla pandemia che aveva imposto l’obbligo di mascherine per i partecipanti al corteo. I simboli della Passione, la statua del Cristo Morto e della Madonna Addolorata sono stati portati in processione lungo le strade della città nel giorno in cui la Chiesa ricorda la crocifissione e morte di Gesù. Alle 19 la processione ha preso il via dalla chiesa di Sant’Antonio da Padova, accompagnata dai canti della Schola Cantorum “Zaccardi”, diretta dal maestro Luigi Di Tullio. Mentre scendeva la sera il lungo corteo ha attraversato le vie del centro storico per poi risalire lungo corso Garibaldi e via Vittorio Veneto. Poi il passaggio in corso Italia e piazza Rossetti, prima del solenne arrivo davanti alla concattedrale di San Giuseppe. Don Luca Corazzari, che quest’anno ha presieduto la processione, ha rivolto il suo messaggio ai fedeli.
Il parroco di San Giuseppe esorta i presenti ad avere «quella fiducia in Dio che ci aiuta a camminare per le vie di questo mondo». Poi presenta le figure che, nella narrazione della Passione di Gesù, presentano dei messaggi attuali ancora oggi. «Siamo anche noi come quella gente che acclama Gesù all’ingresso di Gerusalemme ma poi se ne dimentica – dice don Corazzari -. Ci dimentichiamo del bene che riceviamo e alla prima difficoltà facciamo finta di nulla. Ci dimentichiamo chi sono stati i nostri benefattori, ci dimentichiamo delle grazie ricevute e andiamo oltre.
Ma, nel guardare avanti, c’è da volgere lo sguardo alla Resurrezione. «Vi voglio lasciare con una parola di speranza e porta la gioia nel cuore, nonostante il Signore oggi sia morto e continua a morire in tanti nostri cuori perché non riusciamo a vegliare con lui. La parola è “amico”, quella parola che ha rivolto anche a me quando io l’ho tradito, gli ho voltato le spalle, lui mi diceva “amico”. La parola più bella Gesù l’ha rivolta proprio un traditore, proprio a colui che ha fatto un peccato così grande. Questo ci fa capire che mai nessun peccato potrà essere più grande dell’amicizia e dell’amore di Dio per noi. La vita è più grande di ogni sepolcro. L’onestà è più grande di ogni mafia, di ogni corruzione, di ogni cattiveria. Gesù è più grande di tutto questo. E se noi saremo con lui saremo più grandi di questo mondo e di queste vanità. Sta a noi decidere se rimanere in quel sepolcro o uscire fuori e sentire quell’abbraccio di Gesù che ci dice “amico”. Perché questa è la parola con cui ci dobbiamo lasciare questa sera, con questa parola di quella croce che continua a parlare e ci dice “amico”, nonostante noi non l’abbiamo capito».
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