I ragazzi del gruppo catechistico della Cresima di Gissi, sabato 18 marzo, hanno vissuto una interessante esperienza di servizio e solidarietà alla Fondazione Caritas di Pescara. «I ragazzi hanno avuto modo di conoscere una realtà nuova e di scoprire che tanti sono i bisogni e le difficoltà della vita, ma che ci sono anche molte possibilità di fare del bene e di offrire il proprio aiuto a chi è meno fortunato», spiegano dalla parrocchia.
Il direttore della Fondazione «ha accolto il gruppo e ha spiegato i servizi offerti dal Centro e come l’esperienza e il contatto quotidiano con il disagio evidenziano tante problematiche sociali e come siano importanti l’aiuto e la collaborazione di tutti. La cappella, in cui il gruppo è stato accolto, è realizzata con materiali di riciclo per dimostrare che tutto è utile e che si può ridare nuova vita anche ai rifiuti, proprio come la Caritas cerca di ricostruire la vita ai meno fortunati».
Dopo una visita alla mensa, i giovani gissani si sono subito messi all’opera. Dopo aver pulito i luoghi, hanno preparato i vassoi e allestito i tavoli in attesa di accogliere gli ospiti. Poi, all’apertura, divisi in tre gruppi si sono occupati di servire il pranzo, aiutare in sala e lavare i piatti. «Ogni gruppo ha lavorato con impegno e ha saputo interagire positivamente con gli ospiti, mostrando un grande spirito di servizio e vivendo una immensa emozione. I ragazzi ringraziano la Fondazione, il parroco, le catechiste e tutti coloro che hanno permesso loro di vivere un’esperienza così straordinaria che conservano con emozione nel proprio cuore e che si augurano di poter rivivere ancora».
Nelle loro parole il senso della giornata. «Aiutare permette di crescere, infatti dopo questa esperienza mi sento più forte, ma soprattutto cresciuta», scrive Caterina. Aggiunge Nicolò: «Esistono tante ingiustizie e crudeltà, questa esperienza mi ha fatto aprire gli occhi, sono contento di aver offerto il mio tempo e il mio lavoro per una giusta causa». Nel pensiero comune di tutti i ragazzi c’è la speranza che «ogni persona possa essere felice di aiutare il proprio prossimo», auspicando di poter far divenire questa occasione di servizio un’esperienza frequente e regolare.