La testimonianza di Paolo Guidone, alias Clown Ventolo, dalla frontiera tra Polonia e Ucraina, dove l’avvocato e attivista dell’associazione Ricoclaun Vasto Onlus è andato a portare un sorriso a tanti bambini. Ecco il resoconto scritto dalla presidente del sodalizio di clownterapia, Rosaria Spagnuolo.
Paolo Guidone, clown Ventolo con l’associazione Ricoclaun, che ha deciso di prendersi dei giorni di ferie dal suo studio di avvocato a Vasto per recarsi alla frontiera Ucraina, racconta la sua esperienza.
Con gli abiti clown, provvisto di pompetta, palloncini, piccole magie, nasi rossi e bolle di sapone, rappresenta la presenza simpatica e colorata della frontiera di Siret. Si è fatto amare subito da tutti. Con meraviglia sono rimasti sbalorditi da come i bambini riescano con lui a ritrovare subito il sorriso e qualche attimo di serenità. Gli hanno detto: “Già vederti così colorato aiuta, bambini e adulti, sei una presenza positiva”.
Anche questa giornata per lui è stata molto impegnativa, in piedi per ore, sempre pronto a interagire con tutti, anche solo con lo sguardo. La maggioranza parla ucraino, solo i ragazzi e alcune mamme parlano inglese. Ha potuto constatare che facendo il clown non ha bisogno di molte parole, basta uno sguardo, ci si intende subito con facilità.
Ha passato la giornata con i bambini e i loro genitori, con tanti giochi divertenti, conquistando tutti con il naso rosso. Ha insegnato a fare i palloncini a tante persone, anche a volontari e giornalisti, spronando tutti a interagire in modo giocoso con i bambini per creare un’atmosfera di simpatia. Ha messo le bolle di sapone a disposizione di tutti, come momento di divertimento e di relax e anche i volontari e i giornalisti hanno provato a divertirsi facendo bolle giganti di sapone. Con la sua magia del topolino si sono divertiti tutti, hanno riso hanno i militari e i pompieri.
Racconta che le persone che arrivano dalla frontiera ucraina sono moltissime, circa un migliaio al giorno, entrano a ondate. Arrivano con mezzi di fortuna o a piedi. Alcuni vengono da zone dove la guerra non c’è, l’hanno vista per televisione, ma preferiscono andare via. Chi ha amici e parenti in Europa, si dirige con determinazione verso gli autobus per andare in Italia, o Francia o Spagna. Ma ci sono alcuni che non sanno dove andare e sono ospitati da un campo profughi, in attesa di una sistemazione. Tra tutte quella che più l’ha colpito è stata una signora anziana, con le valigie, spaesata, con le lacrime agli occhi, perché non è facile lasciare quello che hai e non sapere dove andare, ma anche la cordialità dei tanti volontari presenti, il loro esserci, non solo con le bevande calde, il cibo, i giocattoli per i bimbi e molto altro, ma con il cuore, con la comprensione del momento difficile che queste persone stanno vivendo in questo momento. Lo hanno colpito gli sguardi delle donne, che hanno lasciato il proprio marito in patria e non sanno se lo rivedranno. Sono sguardi di rabbia per quello che hanno subito, ma anche di riconoscenza verso chi li sta aiutando. Sono donne forti, che mostrano tristezza ma anche dignità e orgoglio.
Quello che Paolo Guidone, clown Ventolo, ha notato è proprio il clima di condivisione, di aiuto reciproco che si respira in quel luogo, la gentilezza, l’ospitalità, il calore umano. Tante sono le associazioni internazionali presenti che collaborano tra di loro, che fanno di tutto per accogliere.
Ha fatto amicizia con le troupe di giornalisti internazionali, ma anche con i tanti volontari presenti. Tutti gli chiedono perché ha fatto questa scelta così coraggiosa. A tutti ha risposto: “Essere volontario non lascia indifferenti, si vuole dare un contributo, ho sentito un richiamo nell’animo, volevo fare qualcosa, portare un sorriso anche in questo luogo”. Gli hanno chiesto di restare qualche giorno in più e di ritornare, perché alla frontiera di Siret c’è un gran bisogno di clownterapia.
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