Quarant’anni compiuti da poco, moglie di Stefano, mamma di Giacomo e un camice con il suo nome che porta con orgoglio, competenza e dolcezza. Roberta Salvatore, pediatra con la ferma volontà di esserlo da quando aveva appena quattro anni, ma per tutti dottoressa Zigulì, è l’esempio di come essere donna oggi sia un divertente, seppur faticoso, colorato caleidoscopio di impegni e ambizioni.

«Ho sempre saputo di voler essere una pediatra, proprio come la mia da bambina e aspiravo a somigliare a lei in tutto e per tutto – racconta la dottoressa a Chiaro Quotidiano -. Mi piaceva la sua professionalità, la sua eleganza ed il modo con cui si rapportava con noi piccoli pazienti». Tutto questo, sommato al suo amore per i bambini, hanno fatto sì che il suo percorso fosse segnato sin da allora, nonostante qualche inevitabile inciampo o stop. La laurea in medicina all’università di Bologna e poi la specializzazione a Chieti, a cui non è stato così immediato accedere, con i turni assurdi e senza orari tipici di chi sta iniziando, senza mai mettersi da parte o chiedere sconti. Memore anche dell’esempio di suo padre, lo storico e stimato ginecologo dell’ospedale “Renzetti”, Giuseppe Salvatore.
«Mio figlio Giacomo è nato proprio quando mi stavo specializzando e, anche se tornare al lavoro a soli tre mesi dal parto non è stato semplice, mi ha fatto sentire me stessa, realizzata e fiera di quello che stavo facendo, non solo per me, ma anche per il mio bambino – sottolinea ancora la pediatra -. Ed essere diventata madre, di contro, è stato per me quel valore in più da aggiungere al mio lavoro con tutta una serie di competenze ed esperienze che, per forza di cose, non si imparano sui libri ma solo con le ansie e le paure che ogni neo mamma ha, anche se pediatra». E una volta specializzata, l’esperienza sul campo, quella che l’ha formata davvero, è stata quella da pediatra di base, con oltre mille pazienti, in tempo di pandemia. «Ad agosto 2022, quando ho perso il mio posto come dottoressa della Asl, è stata ovviamente una bella botta ma l’altra faccia della medaglia è stata ritrovare un po’ me stessa ed il tempo per la mia famiglia che avevo perso in questi anni – racconta -. Voler essere a tutti i costi una dottoressa presente e di buonsenso per tutti e volerlo essere in un periodo in cui sono saltati tutti i piani è stato logorante, ma allo stesso tempo ricco di soddisfazioni».
«Chi vorrebbe in casa una moglie e mamma frustrata? Donne, andiamoci a prendere il nostro futuro»
Oggi, con il suo studio privato in cui ha iniziato anche a fare ecografie pediatriche, si sente a casa e, nonostante oltre gli orari delle sue visite, debba correre ogni giorno tra studi e paesini più o meno vicini «che danno punteggio nella graduatoria dell’azienda sanitaria», si sente appagata. «Essere donna, mamma e lavoratrice, sembrerà un cliché, ma oggi è davvero difficile – conclude la dottoressa Salvatore -. Ma nonostante le difficoltà e la stanchezza con cui si arriva la sera, nel mio piccolo, se c’è un consiglio che mi sento di dare ad ogni donna è di perseguire i propri sogni ed obiettivi. Il mondo di oggi non favorisce il doppio cromosoma X? Vero. Ma chi vorrebbe in casa una moglie e mamma frustrata? Nessuno. Perciò donne, andiamoci a prendere il nostro futuro».