Da alcuni giorni ne parlano le cronache nazionali. In Italia sale vertiginosamente la richiesta di pillole allo iodio nel timore che la guerra in Ucraina possa causare danni alle centrali nucleari, con il conseguente rilascio di emissioni radioattive. Anche nel Vastese i farmacisti si sono trovati a rispondere alle domande dei clienti sull’utilità delle compresse allo iodio stabile per combattere le radiazioni.
Abbiamo chiesto un parere alla dottoressa Gloria Giovannelli.
«Il discorso è molto complesso», premette la farmacista vastese. «Se dovesse succedere una catastrofe nucleare, che speriamo non accada mai, lo iodio sarebbe utile per proteggere la tiroide, purché somministrato con i dosaggi giusti e nei tempi giusti (abbastanza brevi, entro le 24 ore prima e, al massimo, entro le otto ore dopo il verificarsi dell’evento); in quelle condizioni, lo iodio stabile satura la tiroide ed evita che quest’ultima poi possa essere attaccata dall’isotopo radioattivo».
Errata e dannosa, invece, l’assunzione preventiva di queste pillole, che produrrebbe l’effetto opposto. «Anche la distanza dal luogo in cui il fatto dovesse eventualmente verificarsi – precisa la dottoressa Giovannelli – determinerebbe i tempi dell’assunzione. Se la distanza è considerevole e le radiazioni dovessero arrivare già decadute, non rappresenterebbero un pericolo per noi. Quindi, se assunte nel momento sbagliato o in modo errato, possono causare effetti negativi, a volte anche per la tiroide stessa: possono provocare delle tiroiditi. La giusta dose al momento opportuno può preservare la tiroide. Perciò le autorità dicono: non fare acquisti su Internet né farsi prendere dal panico perché, se necessario, le compresse verranno distribuite gratuitamente. L’uso di integratori e di qualsiasi farmaco o strumento sanitario, fatto senza una guida esperta, è dannoso per la maggior parte delle volte».