È stato celebrato questa mattina a Vasto il Giorno del Ricordo, per «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale», come scritto nella legge istitutiva della ricorrenza del 10 febbraio. In città la data è legata al finanziere Tommaso Saraceni, catturato, il 2 maggio del 1945, dalle truppe del maresciallo Tito mentre prestava servizio presso la caserma di Campo Marzio di Trieste, in forza alla Legione territoriale di Trieste della Guardia di Finanza. Saraceni fu uno dei militari trucidati nelle foibe ma la sua storia, come quella di tanti giovani soldati italiani, è venuta a galla solo di recente. Nel 2017 i familiari di Saraceni hanno ricevuto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la medaglia commemorativa in riconoscimento del supremo sacrificio offerto alla Patria.
Alla cerimonia di questa mattina hanno partecipato il sindaco Francesco Menna, gli assessori Bosco e Della Gatta, il presidente del consiglio comunale Marchesani e consiglieri comunali di maggioranza e opposizione, oltre ai rappresentanti delle forze dell’ordine e le associazioni combattentistiche e d’arma.
Dopo la deposizione di una corona di alloro dinanzi alla targa che ricorda Saraceni, il sindaco Francesco Menna ha detto che «le foibe sono state per l’Italia un momento di grande tragedia, gli infoibati sono stati italiani tragicamente uccisi dalle truppe di Tito e dal Comunismo slavo. Un ragazzo vastese della Guardia di Finanza, Tommaso Saraceni è stato infoibato. Un giovane che ha dato la propria vita per la libertà e per la democrazia. A lui abbiamo dedicato nel 2019 un Largo in ricordo di quello che è successo, come testimonianza, come monito per i giovani, e anche per ricordare tutto ciò che la guardia di finanza e le forze di polizia hanno fatto per il nostro Paese per liberarlo dalle dittature. La Shoah, il nazifascismo, la dittatura comunista sono facce della stessa medaglia. Sono frutto della violenza, della dittatura e vanno condannate sempre e comunque. C’è stata una grande generazione che ha combattuto per liberare l’Europa e l’Italia dalle dittature. Ha combattuto per la libertà, per la democrazia e per la Costituzione, per i valori che oggi viviamo. Grazie di cuore alle Forze dell’Ordine che portano nella loro testa, nel loro cuore e nelle loro gambe questi principi e questi valori che danno lustro e forza e ci fanno sentire orgogliosi di essere italiani».