Il 3 febbraio è un appuntamento molto atteso a Lanciano: in questa data il calendario cristiano ricorda la figura di San Biagio, vescovo di Sebaste, importante centro dell’attuale Armenia. L’agiografia racconta come egli fosse in possesso di numerose facoltà miracolose come quella di parlare con le bestie, ma celebri furono soprattutto le sue capacità di taumaturgo visto che il suo prodigioso intervento guarì un bimbo, condannato a morire per una spina di pesce rimastagli conficcata in bocca. Per tale miracolo egli è da sempre identificato come il santo protettore della gola. San Biagio è anche il patrono della città croata di Dubrovnik, l’antica Repubblica di Ragusa. La leggenda narra che, grazie ad un suo prodigioso intervento, i ragusani resistettero all’assedio di Venezia. La sua effige campeggia ancora oggi nello stemma della città e a lui è dedicata la chiesa più importante del posto: è particolare come nel Medioevo Lanciano e Dubrovnik ebbero stretti ed intensi rapporti commerciali e diplomatici che evidentemente erano anche accomunati da questa particolare devozione.
Un altro degli attributi di San Biagio è il pettine da cardatore che simboleggia allo stesso tempo lo strumento del suo martirio e la venerazione che verso di lui avevano i cardatori e i lavoratori della lana. La fede verso la sua figura è molto forte in tutto l’Abruzzo ed in modo particolare a Lanciano dove fin dalle prime luci dell’alba, i lancianesi si recano nell’antica chiesa a lui dedicata nel quartiere di Lancianovecchia e, dopo una paziente attesa ricevono la benedizione e l’unzione della gola con l’olio santo.
Alla festa sacra si accompagna profana e popolare con la degustazione del tipico tarallo, preparato sia in semplice pasta di pane con l’aggiunta di anice sia in pasta dolce ricoperta di zucchero. La presenza di questi dolci tipici si ricollega al culto stesso di San Biagio che presenta un aspetto prevalentemente agricolo, visto che in epoche passate, nel giorno della sua ricorrenza veniva portata in chiesa una manciata di cereali che benedetti si mescolavano a quelli della semina come buon auspicio per il raccolto e, gli sposi regalavano alle loro fidanzate un tarallo di pasta dolce ricevendo in cambio, a Pasqua un dolce a forma di cuore.
Fino agli ultimi anni dell’Ottocento essa era una delle feste più importanti della città e via dei Frentani era un via vai continuo di gente e un susseguirsi di tavolate con taralli di ogni forma e colore. Oggi nonostante parte di quella spiritualità sia andata persa, lo stretto rapporto tra San Biagio e Lanciano rimane ancora forte e denso di significati che si sono rafforzati dopo due anni in cui il rito ha dovuto inevitabilmente subire soste e divieti legati alla pandemia che, fortunatamente sembra essere alle spalle, permettendo ai fedeli di tornare a vivere intensamente la tradizione. Il programma di oggi, venerdì 3 prevede l’unzione della gola dalla mattina e fino alle 21.30 e tre Sante Messe alle ore 8, alle 9.30 e quella delle 11.30 che sarà presieduta da monsignor Emidio Cipollone, arcivescovo della diocesi di Lanciano-Ortona.