Comitato ministri contrattazione programmata CIPE abet approvato richiesta Fiat per realizzazione in Val di Sangro grande stabilimento meccanico per produzione 500 autovetture giornaliere, spesa investimento iniziale 84 miliardi; occupazione iniziale oltre 3mila addetti e 300 impiegati; inizio produzione entro secondo trimestre 1975, sono lieto darti tanto attesa notizia che premia tuo sacrificio, tua tenacia, tuo lavoro per Lanciano e Sangro con realizzazione della più grande e prestigiosa industria meccanica del Mezzogiorno. Affettuosità, Remo Gaspari.
È con questo telegramma dell’11 maggio del 1973 che l’allora ministro della Sanità, Remo Gaspari, comunica al sindaco di Lanciano, Errico D’Amico, l’ufficialità del nuovo insediamento Fiat in Val di Sangro. E così, sulle pagine dell’edizione abruzzese de “Il Tempo” del giorno seguente, il giornalista frentano Saverio Sala ricostruisce tutte le tappe che hanno portato, non senza stop e difficoltà, al raggiungimento dell’agognato traguardo. «Questo telegramma – scrive Sala sulle colonne del quotidiano – inviato dopo mezzogiorno al sindaco D’Amico dal ministro della Sanità, rappresenta il bollettino della vittoria della lunga lotta per la industrializzazione del Sangro. Una lotta aspra, serrata, caratterizzata da momenti di sfiducia e di scoramento, soprattutto per gli enormi ostacoli che si sono frapposti all’azione degli uomini politici della provincia di Chieti ogni volta che si prospettava qualche iniziativa per la nostra zona». Un insediamento che vedeva i cinquemila posti di lavoro come un traguardo reale e, a distanza di cinquant’anni, l’ipotesi di allora, tra momenti di crisi e difficoltà, è diventata realtà. Posto d’onore, tra le pagine del quotidiano romano, tra i vincitori di questa battaglia, assieme al ministro Gaspari, al presidente dell’amministrazione provinciale Germano De Cinque ed al presidente del consorzio industriale Giuseppe Benedetti, è proprio per il sindaco di Lanciano, Errico D’Amico.
«Lanciano dovrà ora assolvere al suo ruolo di centro primario di servizi di un comprensorio che non può più essere definito vallata della morte»
«La decisione governativa che è di chiara rilevanza, di grande portata e tale da non prestarsi più ad equivoche riserve, conclude positivamente l’azione decisa, appassionata e silenziosa, svolta in questi anni e il suo annuncio non può non essere da tutti accolto con gioia, perché l’evento è destinato ad assicurare lo sviluppo, la rinascita, l’avvenire della vasta area, fisica ed umana, della quale Lanciano, il cuore della provincia, è il capoluogo storico naturale e morale». È il testo del manifesto che il sindaco D’Amico fa affiggere sui muri della città dove «la banda ha girato per tutte le strade principali, suonando l’inno del 6 ottobre che ricorda le eroiche gesta dei patrioti quasi a voler idealizzare una nuova rivolta di Lanciano contro la miseria e il sottosviluppo», scrive Saverio Sala sul giornale.
«La città di Lanciano, così come ha validamente concorso a determinare l’odierno grande avvenimento, deve ora preoccuparsi con l’intelligenza e l’intraprendenza dei suoi operatori ad assolvere il ruolo di centro primario di servizi di un comprensorio, non più zona d’ombra o vallata della morte, del quale il cospicuo insediamento Fiat garantisce ormai l’auspicato sicuro decollo. E così finalmente è scoccata l’ora del Sangro, che salutiamo con legittima soddisfazione nella consapevolezza che un grande servizio è stato reso alle sue popolazioni», chiude la lettera alla città del sindaco D’Amico.
Oggi, cinquant’anni dopo, quanti di quei propositi e aspettative sulla città di Lanciano sono stati effettivamente esauditi e mantenuti?