«Seduti sulla Big Bench si osserva un panorama a 360 gradi, in un luogo meraviglioso. Si vivono momenti di serenità che ci danno l’occasione di fermarci e rallentare dalla vita frenetica di tutti i giorni». Barbara Segino, ambassador ufficiale Big Bench e amministratrice del gruppo facebook Big Bench panchinisti iteneranti, con oltre 52mila iscritti, ricorda così la sua visita alla panchina gigante di Roccaspinalveti. Inaugurata lo scorso 25 giugno, in località Roccavecchia, la Big Bench voluta dall’amministrazione comunale è stata la prima ad essere installata in Abruzzo. E, in appena sei mesi, ha già conquistato tante attenzioni. Centinaia le persone che hanno raggiunto il punto di osservazione nella parte più alta del territorio roccolano per ammirare il panorama seduti sulla grande panchina azzurra.
Barbara Segino, che condivide il ruolo di ambassador con Gianni Montanari, si è avvicinata a questo mondo sei anni fa. «Siamo stati i pionieri di questo movimento. Gianni ha anche coniato il termine panchinista, oggi presente sul vocabolario». La loro passione è andata di pari passo con l’aumentare delle panchine giganti sul territorio italiano. «Oggi ne sono 277, io ne ho viste 265. In Abruzzo ne sono state installate 4 e altre ne arriveranno. La scorsa estate siamo venuti in vacanza in Abruzzo e, dopo aver visto le panchine, abbiamo continuato la visita nel territorio». E, come Barbara, tante sono state le persone che hanno fatto anche centinaia di chilometri per venire a vedere la nuova panchina.
Un movimento turistico che conta numeri importanti. «Solitamente, ogni paese che ospita una Big Bench, ha 8mila visite l’anno. Poi ci sono anche località che, in un solo mese, hanno avuto 20mila visite». Prezioso è il passaparola attraverso i social. «Post e feedback positivi incentivano altri ad andare a visitare un determinato luogo e, dopo aver visto la panchina, fermarsi per scoprire quanto di bello c’è in paese». E così la panchina, da attrazione originale, diventa un modo per entrare in circuiti turistici altrimenti inesplorati. C’è anche un passaporto dedicato alle Big Bench. «È richiestissimo. Una parte del ricavato di questo diario di viaggio, dove i panchinisti fanno apporre un timbro per ogni panchina visitata, resta alle attività. Si innesca un circuito virtuoso perché, oltre ad entrare per il passaporto o il timbro, i viaggiatori si fermano per un caffè, per il pranzo, per l’acquisto di prodotti tipici», contribuendo all’economia del paese.
«Non è facile o scontato entrare nel circuito Big Bench – sottolinea Barbara Segino -. Oltre alla disponibilità all’installazione servono criteri e aspettative per essere luogo di meraviglia e splendore». Anche a Roccaspinalveti sono contenti di questi primi sei mesi di Big Bench. Sono arrivati e continuano ad arrivare visitatori dalle zone limitrofe, da tutta la Regione e anche da fuori. Una scommessa vinta su cui implementare nuove strategie per lo sviluppo turistico del territorio.