Dire Il Cavaliere a Vasto significava riferirsi a Enzo Ronzitti. A dieci anni dalla sua morte è ancora così. Il 18 dicembre del 2012 ci lasciava il cantore delle tradizioni vastesi. Dalla Paquetta al Sant’Antonio, al San Sebastiano, i canti popolari del periodo natalizio e post natalizio erano i suoi cavalli di battaglia.
Era lui a guidare la Comitiva del Cavaliere: così si chiama il gruppo di cantori che prende il nome dall’onorificenza conferita a Ronzitti nel 1970 dal presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat. «Sono diventato cavaliere prima di Berlusconi», precisava con la sua solita ironia scanzonata.
Se Ronzitti era il leader di quella compagnia che ancora esiste, le punte di diamante sono ancora Il Capitano (Tonino Di Santo) e Il Tenore (Franco Carlucci). Si ritrovavano ogni anno alla stessa ora «senza fare le prove, basta un fischio e ci riuniamo tutti qui, in piazzetta San Pietro», raccontava. E si incontrano ancora nel suo ricordo e nel buonumore della tradizione popolare.
Usanze che si tramandano così, a voce, dagli anni Cinquanta, quando iniziò a riempire di allegria il cuore di Vasto il quartetto composto dal Cavaliere al tamburello, Francesco Paolo Gileno alla fisarmonica, Gaetano Ciancio (soprannominato Ballarèine) alla chitarra e Antonio Pasquale Savino con la sua voce stentorea.
Il sorriso era il suo biglietto da visita: alzi la mano chi lo ha visto almeno una volta arrabbiato. L’anno iniziava col sorriso sulle labbra. E poi “il primo agosto triglie e pollo arrosto”, altra consuetudine familiare che diventava occasione per prendere la chitarra e dedicarsi, attorniato dai suoi cari, all’amore per la musica.
Non mancava mai di fare pubblicamente, su giornali e siti Internet, gli auguri agli amati nipotini ad ogni compleanno.
Che fossero feste comandate o serate improvvisate, lui e Il Capitano costituivano il duo formidabile della simpatia tra dialetto e grandi classici della tradizione italiana: da La scaffette al Blu dipinto di blu, fino all’immancabile Arrivederci. Ci manca.