«Non chiudiamo una serranda ma un pezzo di storia della nostra famiglia»

24 marzo 1956 è la data che si legge sul documento con cui l’allora sindaco di Lanciano concedeva al signor Piscopo Francesco la licenza per “il commercio di vendita al dettaglio di tessuti, confezioni e filati”. Nello stesso anno il 20 aprile arrivava anche l’attestato di esercizio ed il 13 settembre, giorno di apertura delle feste patronali, iniziava l’avventura nel mondo del commercio della Tessuti Piscopo. Sessantasei anni di lavoro, commercio e vita vissuta che però non vedranno l’alba del 2023: la figlia di “Ciccio”, Annamaria e suo marito Artibano hanno deciso di abbassare, questa volta per sempre, la serranda dell’attività di famiglia che si trova su piazza Garibaldi, un luogo di Lanciano molto particolare e che da innumerevoli anni è legato all’emigrazione campana. Qui infatti esistevano, ed in parte esistono ancora, le attività di immigrati napoletani e casertani spesso unite, oltre che dall’origine geografica, anche dalla tipologia di merce venduta, ovvero tessuti e confezioni. Francesco Piscopo, nativo di Maddaloni (in provincia di Caserta), arriva in Abruzzo da ragazzo e a Lanciano conosce Mara Mastrangelo con cui presto convola a nozze e che del negozio di famiglia diventa presto cardine e colonna portante.

Qualcuno potrebbe pensare che il negozio chiude per la crisi o le difficoltà economiche di un periodo difficile e delicato soprattutto per gli esercenti. In realtà i motivi di questa scelta, seppur numerosi, non sono di natura finanziaria come spiega a Chiaro Quotidiano Annamaria Piscopo, titolare e figlia del fondatore. «Chiudere questo negozio ci provoca tanta tristezza ma mio marito è arrivato all’età della pensione ed io ho un problema fisico che non mi consente di caricare pesi. Ma alla base di tutto c’è il fatto che i miei figli hanno prese strade diverse e nessuno può proseguire questa attività. Le loro prospettive ed idee – continua Annamaria – sono differenti e quindi pur essendo una bottega storica non ci sarà nessun’altro a portarla avanti. I miei genitori ora sono ultranovantenni ma entrambi hanno compreso come questo fosse il momento giusto per scrivere la parola fine. Con l’arrivo della pensione siamo qui a prendere una decisione che ci costa e che abbiamo sempre cercato di rinviare».

Un rinvio dettato sì, dal non voler chiudere un capitolo importante di storia famigliare, ma anche dal fatto che il negozio «ti dà il modo di avere un rapporto diretto e spesso vero con il cliente, e anche dei ritmi e degli stimoli particolari. E – sottolinea Annamaria – la decisione è stata presa anche per l’impossibilità di vederla rinascere: nella vita bisogna saper guardare anche lontano e capire quand’è il momento giusto di girare pagina». Annamaria e Artibano dopo anni di lavoro e sacrifici vogliono potersi finalmente dedicare ai loro hobby e interessi che, anche a causa degli orari di lavoro, non hanno mai potuto coltivare pienamente.

«I clienti non mancano e quotidianamente ci fanno notare il loro rammarico ma noi cerchiamo di far capir loro che purtroppo non c’era altra soluzione: la crisi ed il particolare momento che viviamo hanno influito solo in minima parte su questa scelta perchè le persone continuano a frequentare ed affollare il nostro negozio. Forse ed inconsciamente non vedendo prospettive è venuta a mancare in noi la volontà di continuare questo “viaggio” e piano, piano abbiamo iniziato a pensare di finirla qui. Per i miei genitori – conclude Annamaria – questo negozio ha rappresentato un pezzo importante di vita a cui hanno dedicato con amore e orgoglio lavoro e passione».

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