Scarpette e panchine rosse, flash mob e installazioni, letture e proiezioni. Sono sempre di più le iniziative nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne per cercare di sensibilizzare soprattutto i più piccoli ad un tema di cui sì, si parla molto, ma visti i numeri non si riesce ancora a creare una vera coscienza condivisa.
«All’inizio possono sembrare solo innocue e-mail con apprezzamenti, ma non si sa mai dove si può arrivare», dicono dalla sede provinciale della Polizia Postale. Mai prendere sotto gamba degli atti persecutori, telematici o reali, poco importa, l’importante è denunciare, subito. Soprattutto se si prendono in esame i numeri dei casi presi in carico della Polizia Postale e delle Comunicazioni. Lo scorso anno sono 203 i casi di stalking, anche attraverso l’uso della rete presi, in carico, contro i 151 dell’anno 2020, con un incremento pari al 34%. E su questi 203 casi, sono 76 le persone indagate. Il 75% delle vittime sono state donne (137 adulte e 15 minorenni).
Spesso però capita di non essere credute, di sentir minimizzato ciò che accade. Ecco, questo è proprio ciò che va evitato. «Lo stalking è uno di quei reati da codice rosso per cui le forze dell’ordine sono obbligate ad intervenire immediatamente e le donne non devono avere paura di denunciare, mai – dicono ancora gli agenti della Polizia Postale di Chieti -. Da una semplice e-mail di complimenti ci può essere una escalation di azioni del tutto imprevedibili per cui, quando c’è qualche sospetto – sottolineano ancora -, bisogna subito richiedere l’intervento delle forze dell’ordine».
Per quanto concerne, infatti, il reato di molestie perpetrato attraverso l’uso della rete, lo scorso anno sono stati trattati 706 casi contro i 532 dell’anno 2020, con un incremento pari al 33%. 112 sono state le persone indagate ed il 65% delle vittime sono state donne (415 adulte e 25 minorenni). «Perché si configuri il reato di stalking – spiegano dalla Polizia Postale -, non è necessario che ci siano minacce, ma qualsiasi atteggiamento di molestie che possa in qualche modo generare uno stato di ansia nella vittima che, per questo, si sente costretta e limitata nei suoi comportamenti quotidiani per paura di… .».
Altro fenomeno poi è quello del revenge porn che colpisce soprattutto le più giovani che, a loro insaputa, a volte vengono fotografate o filmate in atteggiamenti sessualmente espliciti dai partner o altre volte, cedendo alle richieste, acconsentono di farsi ritrarre o condividere immagini intime. «La prima difesa è sempre la prudenza – consiglia al Polizia Postale -. Non diffondete mai vostre immagini o video tramite messaggi o social e se siete vittime di revenge porn, non abbiate paura e contattate immediatamente la Polizia Postale per ricevere supporto o informazioni».
Basta dunque una semplice denuncia per fermare un fenomeno che, come dicono i numeri, aumenta pericolosamente di anno in anno. «Ogni donna che passerà in questi uffici non si sentirà mai dire che è stata esagerata a rivolgersi a noi o ad avere paura – concludono gli agenti -. Denunciare e mettersi nelle mani delle forze dell’ordine è il primo passo per tornare a vivere senza timori».