A Roma una strada intitolata a Carlo d’Aloisio da Vasto: passi in avanti nell’iter

Potrebbe essere un illustre vastese a dare il nome ad una delle strade della Capitale. Ad apparire per le vie di Roma sarà il Maestro d’Arte Carlo d’Aloisio da Vasto (1892-1971), uno degli artisti più influenti della prima metà del Novecento.

La Commissione Consultiva di Toponomastica del dipartimento Attività culturali di Roma Capitale ha espresso infatti parere favorevole alla proposta di intitolazione di un’area della città al pittore e incisore vastese. Non appena l’amministrazione comunale identificherà un’area idonea, sarà la Commissione stessa a valutare il nominativo di Carlo d’Aloisio da Vasto per l’intitolazione di una strada.

«Carlo D’Aloisio Da Vasto è nato a Vasto il 13 aprile 1892. Nel 1908 all’età di soli sedici anni esordisce, dopo una formazione autodidatta, nell’arte, esponendo con successo a Castellammare Adriatico le sue prime opere pittoriche. Nel 1914 lascia la sua casa di Vasto per andare a Roma.
Ben presto si appassiona alla xilografia e inizia la sua attività di illustratore collaborando a diverse riviste dell’epoca: “La Rivista di Oggi”, “L’Attualità”, “Il Romanzo dei Piccoli”. Contemporaneamente si dedica ad illustrare libri e corsi di lettura per l’infanzia: “Noi e il Mondo”, “Emporium”, “Satana Beffa”, “Ragazzi d’Italia”, “Cuor D’Oro”, “Il Corriere dei Piccoli”, Il Giornalino della Domenica”, editi nell’ordine da Carabba, dal Mondadori, dal Trevisani, dal Maffei e dal Berlutti; e libri di arte: il “Verdi” di Martinelli, “La Vita di Baracca” di Mascardi e “Calcutta nell’Intimità” di Ceccacci, editi dallo Studio Editoriale di Genova.
Nel 1918, al termine della Prima guerra mondiale, raccoglie in un album dodici incisioni su legno da motivi di guerra e le pubblica col nome di “Xilografie suggerite dalla guerra”. Nel 1923 partecipa a Monza alla Mostra Internazionale d’Arte Decorativa con degli arazzi realizzati su suoi disegni da tessitori aquilani. Nel 1927 sposa la scultrice Elisabetta Mayo. Nel 1930 Antonio Munoz sovraintendente e ispettore generale del Governatorato di Roma gli affida l’incarico di creare ed allestire la Sezione Moderna del Museo di Roma e la Galleria Comunale di Arte Moderna presso l’edificio di via dei Cerchi (ex Mulini Pantanella).

Dal 1930 al 1933 si impegna nella personale ideazione e direzione della pubblicazione dell’”Almanacco degli Artisti – il Vero Giotto”, opera volta alla analisi critica delle diverse tendenze dell’arte italiana del tempo, al quale collaborano diversi e importanti artisti romani. Nel 1935 viene nominato direttore del Palazzo delle Esposizioni e della Galleria Comunale d’Arte Moderna, per la quale acquista opere di Socrate, Trombadori, Donghi, Scipione, Mafai, Melli e altri artisti. Negli anni seguenti è presente in mostre importanti tra cui: I e II Quadriennale d’Arte di Roma (1931-1935), le Biennali Veneziane (1934-1936), numerose personali a Losanna, New York, Buenos Aires e Berlino, espone inoltre alla Mostra Internazionale dell’Incisione Moderna a Firenze (1927), alla Internazionale dell’Incisione a Los Angeles (1930-1932), alla prima Mostra di Incisione (1931) e alla Mostra di Disegno al Circolo Artistico di Roma (1935). Nel 1950 propone e ottiene dal Comune di Roma il trasferimento del Museo di Roma e della Galleria di Arte Moderna nella sede attuale di Palazzo Braschi. (Partecipa alla direzione del restauro del palazzo e dirige la sistemazione delle opere museali, documentative e artistiche). Vince numerosi premi e medaglie d’oro, tra cui quella del Presidente della Repubblica Italiana. Le sue opere sono oggi conservate nelle maggiori gallerie d’arte di Italia, di Europa e d’America. Muore a Roma il 21 Novembre 1971».

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