Padre Patriciello alla Casa Lavoro: «Un incontro può rovinarti o salvarti la vita»

Sorrisi, occhi lucidi, strette di mano, abbracci e confidenze. È un incontro pieno di contenuti quelli di padre Maurizio Patriciello alla Casa Lavoro di Vasto. Un appuntamento promosso dalla funzionaria giuridico pedagogica Maria Giuseppina Rossi e accolto con favore dal direttore Giuseppina Ruggero. Nella chiesa dell’istituto di Torre Sinello c’erano tanti rappresentanti della società civile e del volontariato che operano in carcere. E poi gli internati e i detenuti, con cui il parroco di San Paolo apostolo a Caivano (Napoli), che dallo scorso aprile vive sotto scorta, si è fermato a parlare prima dell’incontro, raccogliendo i pensieri di chi vive detenzione e internamento. «Sono contenta per questa opportunità – ha esordito il direttore Ruggero – anche perché offre spunti di riflessione e di confronto anche con la società civile. La Casa Lavoro è vissuta dagli internati in maniera negativa, sono persone che hanno pagato il debito con la società ma che sono costrette a restare trattenute. Per gli internati c’è un inizio ma non una fine, perché la misura può essere rinnovata». Maria Giuseppina Rossi ha ringraziato padre Patriciello «per questo regalo che ci ha fatto», apprezzando «la prontezza e la generosità con cui ha risposto al nostro invito. Ringraziamo padre Maurizio perchè si interessa i nostri giovani, è un prete che si rimbocca le maniche e riesce ad essere un riferimento per i credenti e i non credenti». La presenza di «amministratori, protezione civile, Serd, avvocati, giuristi cattolici e volontari è il segno di un carcere non chiuso ma che riesce a creare ponti».

Don Silvio Santovito, cappellano del carcere, ha riconosciuto a padre Patriciello la «capacità di alzare la voce. Ma non tutti la alzano allo stesso modo, denunciando e sollevando questioni importanti come fa lui». Dal parroco di Casalbordino sono arrivate poi le domande che hanno dato il via alle intense riflessioni del sacerdote campano che ha iniziato ricordando la storia della sua vocazione. «Per dieci anni sono stato lontano dalla Chiesa. Poi ho incontrato, casualmente, un frate, che mi ha cambiato la vita». Appena ordinato sacerdote è stato mandato nella parrocchia di San Paolo, nel Parco Verde di Caivano. «Quartieri come quello non dovrebbero mai nascere. Sono stati presi strati poveri della società e messi tutti nello stesso luogo, creando interminabili problemi». Il suo essere parroco è vissuto «con gioia», pur dovendo confrontarsi tanto, troppo spesso, con la morte di bambini e giovani. «La mia parrocchia credo abbia un record negativo. Ho celebrato decine di funerali con bare bianche, morti per leucemie, tumori. Oppure per overdose, per incidenti stradali. Ogni giorno vedo davanti ai miei occhi i volti di quei giovani parrocchiani andati via».

Dall’inizio della sua azione pastorale, padre Patriciello lavora per cambiare lo status quo del suo quartiere, tra le più grandi piazze di spaccio in Italia e segnato dal terribile problema dei rifiuti tossici sversati illegalmente nel terreno. «Siamo nella terra dei fuochi e, anche questo problema, ha dovuto portarlo fuori un povero prete». Nell’affrontare le tante situazioni di criticità vissute dalla sua gente, padre Maurizio non perde mai di vista il faro della Fede. «Ci sono tanti problemi, è vero. Ma per questo deve esserci una rete sociale, tutti noi dobbiamo impegnarci per dare una mano a chi ha bisogno. E non dobbiamo avere paura di esprimere le nostre idee senza cercare che tutti ci diano ragione». Bisogna partire dai più giovani «perché il futuro è nelle loro mani. Ma tenendo ben a mente di non dover insistere solo sui diritti che ognuno ha, perchè ad ogni diritto corrisponde un dovere», dice con fermezza. Sono tanti gli episodi che hanno toccato la sua vita a dare il senso profondo dell’impegno di don Patriciello che ricorda come «un incontro ti rovina la vita così come un incontro ti salva la vita».

E poi, prima di riprendere la strada verso casa, c’è il dialogo personale con gli internati, alcuni provenienti dalla sua stessa terra, con cui il sacerdote si ferma volentieri. Parole di speranza e di fiducia, tanto ascolto di una condizione, certamente difficile, in cui provare a dare risposte e cercare di tenere una luce accesa.

Padre Maurizio Patriciello alla Casa Lavoro di Vasto

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