È stato un legame profondo quello che si è instaurato tra Vasto e la comunità ucraina negli anni Novanta. Per quattro anni, dal ’92 al ’95, tante famiglie vastesi accolsero per dei periodi di vacanza bambini provenienti dall’Ucraina e dai Paesi confinanti, che vivevano situazioni difficili dopo il disastro della centrale nucleare di Chernobyl. «Abbiamo conosciuto l’esperienza dell’associazione I bambini visti dalla luna di Casalincontrada, che ospitava per dei periodi i bambini provenienti dall’est Europa dopo il disastro di Chernobyl. E abbiamo deciso di darci da fare anche noi a Vasto». A raccontarlo è Nicola Gileno che, insieme a Luigi Basile, si mise in contatto con l’associazione di Casalincontrada e avviò le attività.
Il primo arrivo è datato 23 dicembre 1992 «con un volo che arrivò all’aeroporto di Pescara. A Vasto accogliemmo una cinquantina di bambini, molti di loro erano orfani. Ci fu grande solidarietà, trovammo appoggio nella parrocchia dell’Incoronata, con Don Eugenio che face da garante verso le istituzioni e il Comune di Vasto». I bambini rimasero in città fino al 16 gennaio 1993. «Per il loro rientro dovemmo accompagnarli fino a Vienna per prendere l’areo. Ma il bus non era sufficiente per trasportare anche tutto il materiale raccolto in città e così la società Tessitore mise a disposizione in poche ore anche un secondo mezzo». L’esperienza di accoglienza venne poi ripetuta in estate, a luglio e agosto, poi nelle estati 1994 e 1995. A Vasto, nel 1993, arrivò anche l’ambasciatore ucraino in Italia. «Ho pensato di invitare le istituzioni ucraine in città per vedere come stavano i bambini del loro Paese. Rimasi molto sorpreso quando mi chiamarono annunciandomi l’arrivo dell’ambasciatore Orel Anatolij». Il diplomatico ucraino fu accolto a Palazzo di Città dal sindaco Antonio Prospero e dagli amministratori comunali, insieme alle famiglie dell’associazione. Nello stesso anno, il nuovo sindaco Giuseppe Tagliente scrisse all’ambasciatore e al Ministro della Cultura dell’Ucraina per valutare un gemellaggio tra Vasto e Kiev o «scambi culturali che, coinvolgendo i giovani soprattutto, possano instaurare vincoli di sincera amicizia e di reciproca conoscenza tra le due popolazioni». Un’iniziativa che poi non ebbe seguito, anche a causa delle fibrillazioni in Ucraina. Proseguirono però le accoglienze, fino al 1995.
«La mia famiglia – dice Gileno – ha mantenuto nel corso del tempo i contatti con la bambina – oggi 39enne – che ha trascorso quei periodi con noi, divenendo una di famiglia. Lei è venuta al matrimonio di mia figlia, la mia famiglia è stata in Ucraina». I contatti sono stati costanti e frequenti fino a pochi giorni fa. «Le avevamo detto, appena è scoppiata la guerra, di venire qui a Vasto. È partita solo pochi giorni fa, le ultime notizie che siamo riusciti ad avere è che, con la figlia, è arrivata al confine con la Polonia». In questi giorni sono tante le famiglie vastesi, che hanno stretto legami in quegli anni con i bambini ucraini, a chiedere informazioni a Gileno. «Purtroppo non ho i contatti diretti. Molti bambini vivevano negli orfanotrofi quindi avevamo come riferimento gli istituti o i comuni da cui provenivano». In questi giorni in cui c’è grande movimento di solidarietà, anche da Nicola Gileno c’è l’invito a «rivolgersi alle associazioni e agli enti che si sono già organizzate in maniera strutturata per dare una mano alla popolazione ucraina». E per lui, ogni notifica del cellulare è un sussulto, sperando di avere notizie positive e di poter riabbracciare presto questa figlia acquisita.