Proventi di attività illecite. Questo sarebbero, secondo gli inquirenti, società ed ed esercizi commerciali su cui si è abbattutto ieri un decreto di sequestro di beni del valore complessivo di centinaia di migliaia di euro. Un giro di vite su beni mobili e immobili di cui avrebbe avuto la disponibilità il capo della presunta organizzazione coinvolta nell’operazione Blu Marine, l’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila che a gennaio ha portato il gip a emettere 20 provvedimenti restrittivi tra custodia cautelare in carcere e ai domiciliari. Un gruppo che da San Salvo avrebbe gestito un ramificato traffico di cocaina ed eroina, ma anche commesso estorsioni minacciando le vittime con incendi e uso di armi a scopo intimidatorio.
L’inchiesta non è finita. Lo dimostrano i sequestri eseguiti ieri da carabinieri e finanzieri dei Comandi provinciali di Chieti: diverse società, quattro bar (due dei quali a Vasto), una sala giochi, un negozio di frutta e verdura, ma anche società, terreni,18 automobili. Con l’obiettivo di colpire quello che, secondo i risultati delle indagini della Dda, sarebbe un patrimonio accumulato attraverso guadagni illeciti.
Magistrati e militari ritengono di aver smantellato un’organizzazione in grado di sostituirsi al precedente gruppo scoperto attraverso un’altra maxi inchiesta, l’operazione Evelyn, scattata nel 2018.
Se i risultati delle indagini fossero confermati dai successivi sviluppi del procedimento penale, il Vastese si confermerebbe crocevia della droga. L’area più a rischio criminalità dell’intero Abruzzo.