L’emergenza abitativa è un allarme grave. È ansia per il futuro, è speranza spesso vana anche a Vasto, dove le case popolari sono troppo poche. Con quelle a disposizione si possono coprire poco più di due terzi delle necessità.
Le ultime attualmente libere sono vecchie di settant’anni e, quindi, vanno rimesse a nuovo. Ma è già evidente che, una volta aggiustate, basteranno a soddisfare solo una minima parte delle domande. Ci sono famiglie in graduatoria da sei anni. La lista è lunga: 115 richiedenti in attesa che il Comune di Vasto assegni loro un alloggio in base alla classifica dell’Ater Lanciano-Vasto (Azienda territoriale di edilizia residenziale), l’ente regionale proprietario delle case popolari. A Vasto quelle già assegnate sono 368, in base ai dati Ater forniti dal Comune a Chiaro Quotidiano. Una graduatoria che, probabilmente, andrebbe aggiornata in base alle condizioni economiche, familiari e di salute maturate negli ultimi anni, quelli delle crisi dovute alla pandemia e alla guerra.
Per alcuni di questi nuclei familiari, la speranza si chiama piano di recupero urbano (Pru) delle vecchie case dei pescatori di Vasto Marina, definitivamente demolite a luglio per far spazio al secondo palazzo tra viale Dalmazia e piazza Guardia costiera. A dieci anni dal progetto, il primo edificio esiste già ed è pubblico. Dieci appartamenti sono ancora da assegnare a canone concordato. Quando era ancora in corso l’abbattimento delle palazzine vetuste, ne avevamo parlato col responsabile del settore tecnico dell’Ater:
Intanto si moltiplicano gli appelli rivolti ai pubblici amministratori da coloro che vivono in condizioni critiche, con redditi talmente bassi da non poter affrontare le spese di un affitto. In alcuni casi, la scelta è tra pagare il canone mensile e fare la spesa. Con la prospettiva di dover affrontare un inverno gelido, visti gli aumenti di gas ed energia elettrica. Le uniche cifre in crescita sono quelle delle bollette e dei prezzi. Gli stipendi, quando il lavoro c’è, restano fermi.