Avrebbe compiuto 80 anni oggi Alfredo Cohen, nato D’Aloisio, nel quartiere Lancianovecchia, l’8 ottobre 1942. D’Aloisio (Cohen era il cognome della madre) è stato un attore, autore teatrale e cantante, tra i primi attivisti negli anni ’70 del Fuori! (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano) e anche redattore dell’omonima rivista.
Una storia malinconica quella di Alfredo, terminata con la morte a Tunisi, il 2 dicembre 2014 tra dubbi, ipotesi mai confermate e misteri. «Sono un cafone d’Abruzzo, ma è proprio dalla mia Terra che ho imparato tutto quello che so». Era proprio Alfredo a definirsi così, nonostante fosse quasi scappato da Lanciano, dove da ragazzo veniva chiamato “mezza femmina”, prima per fare l’insegnante a Torino e poi per inseguire, e raggiungere, il suo sogno d’artista tra teatro, tv e musica. Famose le sue collaborazioni con Franco Battiato insieme a cui scrisse due canzoni: Roma e Valery. Rimaneggiata nel testo, Valery diventò poi la più celebre Alexanderplatz, cantata da Milva, nel 1982.
Agli inizi degli anni ottanta Cohen decise di abbandonare il tema dei diritti e portò in scena opere legate alla società di quegli anni. Indimenticata la sua interpretazione di Osvaldo detto “La Fendessa” in Parenti Serpenti di Mario Monicelli, il film che strizza l’occhio alla Squilla con una rappresentazione triste e cinica della famiglia di provincia. Negli anni novanta interpretò un ultimo spettacolo teatrale, ritirandosi poi a vita privata.
Il 16 dicembre 2018, l’amministrazione Pupillo decise di intitolargli il Foyer del teatro Fenaroli di Lanciano con una cerimonia commossa e felice a seguito della proiezione del docufilm “Alfredo D’Aloisio in arte (e in politica) Cohen”, a cura di Andrea Meroni ed Enrico Salvatori. Una serie di testimonianze di amici e parenti, intervallate dalle immagini Rai dei suoi iconici spettacoli che regalano al pubblico un’immagine di Alfredo sul palco sì sopra le righe, ma sempre ben presente a se stesso, con la voglia di superare i pregiudizi e mostrarsi senza paure per ciò che si è davvero. Con la volontà di affermare quei diritti civili che, ancora oggi, 50 anni dopo, sono ancora lontani dall’essere riconosciuti. Un precursore dei tempi che anche oggi, probabilmente, avrebbe faticato a riconoscersi in una società che ha difficoltà ad accettare il diverso da sé.
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