“Samudaripen”, la città commemora e ricorda il genocidio dei rom

Se dell’Olocausto, il terribile genocidio subito dagli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, molto si è detto e scritto, misconosciuta resta un’altra terribile tragedia di quel periodo, ovvero lo sterminio sistematico delle popolazioni rom e sinti avvenuto tra il 1938 ed il 1945 da parte dei nazisti e dei loro alleati. Questa triste pagina di storia viene oggi chiamata nel linguaggio rom con il termine di “Samudaripen” o “Porrajmos”. Ad Auschwitz-Birkenau, rom e sinti divennero oggetto di esperimenti scientifici da parte del dottor Mengele. Tali esperimenti prevedevano la somministrazione di acqua salata, l’iniezione di malattie quali il tifo, l’esposizione a gas, la chiusura in camere di pressurizzazione, il tentativo di cambiamento del colore degli occhi. Bersaglio principale di questi esperimenti erano le coppie di gemelli: rom e sinti vennero scelti come cavie essendo ritenuti simili ai tedeschi in quanto ariani. Si calcola che, durante il Samudaripen, sia stato ucciso un terzo della popolazione romanì europea e si ipotizza che in tutto, vennero uccisi circa cinquecentomila persone, anche se le uccisioni potrebbero essere molte di più, considerato il fatto che molte esecuzioni avvennero al di fuori dei campi di sterminio.

A Lanciano nei pressi di via Belvedere è stato creato da anni il “Parco delle Memorie” dove insieme alle celebrazioni per i Martiri Ottobrini viene ricordata anche questa triste vicenda storica: il 5 ottobre 2018 grazie ad una raccolta fondi popolare, lo scultore abruzzese Tonino Santeusanio ha realizzato un monumento in pietra della Majella per ricordare la deportazione e uccisione dei rom. E’ in questo luogo che questa mattina le istituzioni cittadine, i sindaci delle città di Laterza, Campobasso e Fossacesia insieme ai ragazzi delle scuole (era presente una delegazione dell’Ipsa Marchitelli di Villa Santa Maria) ed ai soci e amici dell’associazione culturale “Them Romano” hanno voluto rendere omaggio e memoria a quelle vittime innocenti con la deposizione di una corona di alloro. Presente anche l’artista e musicista frentano Santino Spinelli che da anni con la sua musica, le ricerche e le numerosi pubblicazioni fa conoscere e valorizza la storia e le tradizioni del popolo rom. Nelle parole del sindaco Filippo Paolini, del vicepresidente del Parlamento croato Veljko Kajtazi e di Musli Alievski, presidente dell’Unione delle Comunità Romanès d’Italia (Ucri) è stata messa in evidenza la «volontà di tenere viva una memoria condivisa che attraverso l’insegnamento alle nuove generazione possa evitare il ripetersi di queste grandi tragedie che hanno macchiato la storia europea nella seconda metà del ‘900». Particolarmente toccata è stata l’esecuzione di “Gelem Gelem” l’inno del popolo rom eseguito dal maestro Marco Bartolini, primo violino dell’Orchestra Sinfonica “G.Rossini” di Pesaro.

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