Nelle elezioni dall’esito più prevedibile degli ultimi trent’anni, l’Abruzzo, come tutte le regioni, non si sottrae al trend nazionale in una mappa dello stivale tinta del blu della destra e solo qua e là punteggiata del rosso della sinistra e del giallo del Movimento 5 Stelle.
Col 27% Fratelli d’Italia prende, in cima alle preferenze degli elettori, il posto che alle regionali del 2019 fu della Lega (27%) e, prima ancora, alle politiche del 2018, del Movimento 5 Stelle (39%).
È il successo personale di Giorgia Meloni a trainare il centrodestra alla guida del Paese e a ridargli forza anche in Abruzzo, dove sotto il pelo dell’acqua le manovre in vista delle regionali del 2024 sono già iniziate. E dove il presidente della Regione, Marco Marsilio, andrà a caccia del secondo mandato. Se ci riuscisse, sarebbe il primo governatore abruzzese a ottenere la conferma da quando, nel 1995, gli elettori trovarono per la prima volta sulla scheda il nome del candidato presidente: solo un mandato per Falconio, Pace, Del Turco, Chiodi e D’Alfonso, quest’ultimo non ricandidato a Palazzo Silone perché eletto in Senato nel 2018 e confermato tre giorni fa in Parlamento, dove stavolta siederà alla Camera. Contro Marsilio, in un centrosinistra tutto da ricostruire, l’opzione più probabile prenderebbe il nome di Silvio Paolucci, consigliere regionale del Pd ed ex assessore regionale alla Sanità nella Giunta D’Alfonso. Dopo la debacle di domenica notte, sono scenari tutti da disegnare, ma meno di due anni per rimettere insieme un partito, definire una coalizione e una proposta credibile sono quasi una lotta contro il tempo. Mentre sul fronte opposto cambiano i rapporti di forza. La Lega, che ha sette consiglieri (erano dieci a inizio legislatura) e quattro assessori regionali, è la prima forza politica a Palazzo dell’Emiciclo, dove può ancora far valere i suoi numeri, ma esce fortemente ridimensionata da questa tornata elettorale, con un misero 8% lontano dal 12,8% delle politiche del 2018, dal 27% delle regionali del 2019 e dal 35% delle europee. Il suo segretario regionale, Luigi D’Eramo, non viene neanche rieletto. E già dal suo predecessore, Giuseppe Bellachioma, arriva la richiesta di dimissioni di tutto il vertice abruzzese del Carroccio. Forza Italia si conferma sui livelli del 2018, ma deve accontentarsi di portare a Roma solo il coordinatore regionale, Nazario Pagano, che si trasferisce da Palazzo Madama a Montecitorio.
Il centrodestra conquista in Abruzzo tutti i collegi uninominali e domina anche in quelli plurinominali. Sui 13 seggi assegnati alla regione dopo il taglio dei parlamentari, otto vanno alla nuova maggioranza mentre il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle si spartiscono i restanti cinque in un rapporto di tre a due. Il movimento politico di Giuseppe Conte, ben lontano da quel 39% con cui quattro anni fa conquistò la maggioranza relativa anche in Abruzzo, conclude la campagna elettorale in rimonta e raggiunge una percentuale simile a quella delle ultime regionali (18% tre giorni fa, 19% tre anni fa).
A L’Aquila, nell’uninominale, come da facili previsioni, stravince Giorgia Meloni. In un collegio già di per sé blindato. Catapultati o paracadutati che dir si vogliano, è proprio il suo partito a inviare in Abruzzo il maggior numero di candidati che abruzzesi non sono: non solo la leader di FdI, ma anche Fabio Roscani, segretario nazionale giovanile, e Rachele Silvestri, marchigiana, ex M5S. A loro toccherà dimostrare quando vogliano rappresentare davvero la regione che, dalla riforma del 2019, ha perso più rappresentanza parlamentare: più di un terzo previsto dalla revisione costituzionale, da 21 seggi a 13. La parte meridionale dell’Abruzzo, che ormai da decenni rivendica di uscire dalla marginalizzazione, avrà un rappresentante in meno. Escono due vastesi, il senatore Gianluca Castaldi (non ricandidato per il limite dei due mandati confermato da Conte) e Carmela Grippa (non rieletta nell’uninominale della Camera), entrambi dei 5 Stelle. Entra, però, Etelwardo Sigismondi, capolista Senato di Fratelli d’Italia, di cui è segretario regionale. I deputati della provincia di Chieti saranno l’economista della Lega, Alberto Bagnai, fiorentino che insegna all’Università di Pescara, e Daniela Torto (M5S). Lanciano e la Frentania restano senza un parlamentare che provenga da uno dei territori economicamente più rilevanti dell’Abruzzo. L’affluenza alle urne continua a scendere, non ci si può meravigliare. Uno dei motivi è che si continua a usare l’Abruzzo come terreno su cui catapultare candidati da altrove per regalare loro un seggio sicuro.