Dall’11 al 26 agosto scorso il nostro paese e la sua capitale Roma sono stati al centro dei media per aver ospitato gli European Acquatics Championship, la massima e più importante competizione continentale che riguarda le discipline e gli sport acquatici. Quella capitolina è stata un’edizione da ricordare non solo per la spedizione azzurra che con ben 67 medaglie, miglior risultato di sempre, ha letteralmente sbaragliato tutte le avversarie europee ma anche per il lancianese Andrea Di Iulio che nelle vesti di lifeguard ha partecipato alla competizione occupandosi di un aspetto fondamentale per il corretto e tranquillo svolgimento delle gare: ovvero la salute e la salvaguardia degli atleti.
A Chiaro Quotidiano, Andrea da sempre amante del mare e degli sport natatori, ha raccontato questa particolare ed emozionante esperienza, «Tutto è cominciato con la comunicazione della Federazione Italiana Nuoto che mi annunciava l’inserimento nello Staff Rescue in vista degli Europei di Nuoto di Roma: una notizia che mi ha sorpreso molto e che francamente non aspettavo, anche se arrivo da cinque anni di specializzazione nel settore ed in particolare nel sup, attività sportiva questa di cui sono istruttore». Per chi non lo sapesse il sup è una disciplina che si pratica in mare ed in specchi acqua come i laghi: il termine è l’acronimo di Stand Up Paddle, che letteralmente vuol dire “stare in piedi con la pagaia2. Il nome parla da sé, e quindi di una disciplina un pò surf e un pò canoa. Per fare sup bisogna stare in piedi in equilibrio o in ginocchio sulla tavola nell’acqua e spostandoti utilizzando una pagaia ed è un’attività che con le giuste accortezze è adatta a tutti e che trasmette un profondo senso di calma e di quiete.
Calma e quiete che però devono essere abbinate ad attenzione, professionalità e velocità se da te dipende la salute e la sicurezza dei migliori atleti europei come ancora Andrea ci racconta, «il Team Rescue di cui ho fatto parte svolgeva infatti un’attività di supporto alle moto d’acqua ed ai mezzi della Guardia Costiera, in occasione delle gare relative a specialità che si svolgono in mare aperto o in acque libere, come si dice in termine tecnico. Dalla 5 km passando per la 10 km – sottolinea ancora Di Iulio – sono stati diversi gli appuntamenti ospitati sul lungomare di Ostia ed al Polo Natatorio lì creato per l’occasione: le gare si svolgevano con batterie di 25-30 atleti per volta ed il tratto che ognuno doveva pattugliare era di circa 3 km con 10 mezzi per volta».
«In occasione di grandi eventi sportivi come questi – racconta ancora Di Iulio, la Federazione Italiana Nuoto crea un Team Sup Rescue Nazionale, guidato dal coach Davide Bonsignore di Ladispoli. In questo team entrano a far parte istruttori e tesserati di ogni regione d’Italia: dall’Abruzzo siamo stati soltanto in due, ed essere considerato in un gruppo così ristretto mi ha dato davvero tanta soddisfazione per un’esperienza vissuta intensamente e chissà forse irripetibile». La tavola da Sup utilizzata in questo tipo di gare è un valido strumento per la salvaguardia della salute dei nuotatori visto che grazie a due particolari maniglie può rappresentare un aiuto fondamentale ed un punto sicuro a cui l’atleta può aggrapparsi durante un malore o a causa degli imprevisti che possono sempre capitare in eventi del genere.
«E’ stato bello vivere l’atmosfera di un grande evento sia durante le gare che nel Polo Natatorio di Ostia dove eravamo sistemati noi del team: in entrambi i casi la sicurezza è sempre importantissima ed anche l’ingresso e l’uscita dal villaggio eravamo sottoposti a controlli rigorosissimi: «la speranza – conclude Di Iulio durante la nostra chiacchierata – è quella di essere stato all’altezza di una manifestazione così grande: un’esperienza unica che ho cercato di vivere appieno nei tre giorni (dal 24 al 26 agosto) in cui sono stato a Roma e di cui porterò sempre nel cuore ricordi stupendi».