Si torna oggi al lavoro alla Sevel di Atessa dopo la fermata iniziata il 31 agosto a causa dell’assenza di componenti. Quest’ultimo stop si è reso necessario per la mancanza di fornitura di motori per i furgoni Citroen e Peugeot. I sindacati hanno calcolato che nell’ultimo anno le sospensioni dell’attività causate dalla crisi della componentistica portato alla perdita di un mese di turni di lavoro.
Oltre alle ore di lavoro perse che si ripercuotono sulla busta paga degli operai (i turni saltati sono coperti dalla cassa integrazione), emerge un’ulteriore beffa per i lavoratori, riguardante gli abbonamenti per gli autobus. Le continue sospensioni, comunicate con sempre meno anticipo, causano la perdita dei viaggi inclusi negli abbonamenti settimanali: questi, infatti, non prevedono un numero di corse utilizzabili, ma sono datati e validi dal lunedì al venerdì della singola settimana. Nel caso dell’ultima fermata i pendolari hanno perso tre giorni su cinque di viaggi pagati e non usufruiti.
«Basterebbe – dicono alcuni lavoratori che si sono rivolti a Chiaro Quotidiano – vendere un carnet di corse da scalare quando effettivamente usufruite e non abbonamenti settimanali non rimborsabili. Su questo tema abbiamo cercato di sensibilizzare anche i rappresentanti regionali, ma senza successo». Alcune società di autotrasporto, tra le quali Cerella, dopo l’ultima fermata si sono rese disponibili a prorogare la validità degli abbonamenti, ma si tratta di un caso eccezionale e che non riguarda tutte le ditte che effettuano il servizio.
Discorso analogo riguarda l’assenza del Pos per il pagamento sugli autobus «che non permette di effettuare pagamenti tracciati grazie ai quali poi detratte le spese. Gli utenti dell’entroterra vastese, ad esempio, dovrebbero recarsi negli uffici di Vasto per acquistare gli abbonamenti, ma sarebbe una spesa ulteriore».
Su tali argomenti è intervenuta anche il coordinamento della provincia di Chieti dello Slai Cobas che ha invitato la Regione «a farsi carico tempestivamente di queste problematiche che penalizzano i lavoratori».
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