L’Italia dovrà pagare alla Rockhopper Exploration 190 milioni di euro più interessi del 4% annui calcolati dal 29 gennaio 2016. Il motivo? L’esito dell’arbitrato internazionale per il caso Ombrina Mare in cui una mobilitazione popolare partita proprio da Lanciano, con la grande manifestazione del 23 maggio 2015, fece dire al Parlamento un secco no alle trivelle nel mare Adriatico al largo della Costa dei Trabocchi.
Non ci sono possibilità concrete di appello e il versamento dovrà essere effettuato entro 120 giorni da ieri, 24 agosto 2022. Questa decisione nasce dal Trattato della Carta dell’Energia firmato nel 1994 e ratificato dal nostro Paese nel 1997 in merito allo stop al progetto petrolifero Ombrina, fermato dal Parlamento italiano nel 2016. Grazie a questo accordo, da cui oggi diversi paesi vogliono retrocedere, le multinazionali possono fare causa contro leggi dello Stato. Anche uscendo dal trattato, c’è però una clausola che permette di fare causa anche per i decenni successivi. Il conflitto viene risolto da un collegio composto da tre arbitri, uno scelto da ciascuna parte e uno collegialmente, selezionati tra un numero limitato di avvocati di pochissimi studi legali internazionali. Nel caso di specie, è stata una decisone unanime del triumvirato composto da Klaus Reichert, Charles Poncet e Pierre-Marie Dupuy, che ha stabilito che l’Italia ha violato l’Energy Charter Treaty.
La Rockhopper stima che il 20% dei fondi servirà per coprire spese di varia natura, e che il netto per la loro compagnia sara dell’80% del versato.
Il Ceo della Rockhopper, Sam Moody, afferma di essere felice di questo risultato perché hanno svolto un gran lavoro da quando loro hanno comprato la Medoilgas nel 2014 per portare Ombrina alla luce e da quando hanno iniziato le pratiche dell’arbitrato nel 2017. Ora, mentre il mondo viene stravolto dai cambiamenti climatici, concentreranno le loro attività petrolifere nelle isole Falkland.
«È una decisione che lascia noi italiani, e me, con un po’ di amarezza e che mostra ancora una volta quanto corrotti siano i “poteri forti”. – afferma Maria Rita D’Orsogna, docente universitaria e attivista ambientale, originaria di Lanciano, in prima linea nella lotta con contro Ombrina – Questo arbitrato, composto da tre uomini non italiani e vicini al mondo dell’industria e del petrolio, non si è mai preoccupato di coinvolgere i residenti, di capire il perché delle nostre battaglie, di vedere quanto più bella e più sana sia la Costa dei Trabocchi oggi, con il fiorire di mille attività turistiche, rispetto a ciò che la Rockhopper voleva farne».
L’Italia pagherà dunque 190 milioni di euro, «ma non abbiamo perso», afferma la D’Orsogna, parlando ancora di una «lezione di democrazia» data in tutti questi anni di battaglie che hanno portato all’allontanamento definitivo delle trivelle dal nostro mare.
«Non abbiamo perso. – sottolinea l’attivista – Quello che lasciamo a chi verrà dopo di noi non ha prezzo. Abbiamo vinto in coraggio, in dedizione, in amore per il nostro mare, la nostra terra, le nostre generazioni future. Il mio pensiero speciale va a tutti quelli che si sono adoperati con me in questi anni di incessanti battaglie. Siamo stati il sale della terra. – conclude Maria Rita D’Orsogna – Questo arbitrato sarà dimenticato, ma il nostro eroismo resterà».
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