Pescano illegalmente cinquecento ricci di mare: scatta la multa di 2mila euro

Dopo lunghi appostamenti il personale della Capitaneria di porto di Ortona ha colto cinque pescatori di frodo in flagranza di reato mentre trafugavano illegalmente cinquecento ricci di mare nelle acque del comune di San Vito Chietino: gli animali sono stati poi rigettati in mare e restituiti al loro delicato ecosistema. Quello messo a segno dalla Capitaneria di Porto di Ortona nella notte è un duro colpo ai pescatori di frodo che, provenienti da altre regioni, raggiungono nottetempo, ormai come abitudine ricorrente, le coste abruzzesi per depredarle di risorse naturali come ricci e polpi, per da rivendere poi in nero al ricco mercato della ristorazione. Agli oltre cinquecento esemplari di ricci di mare sequestrati, si sono aggiunti duemila euro di sanzioni amministrative e il sequestro di molteplici dotazioni subacquee e di attrezzatura utilizzata per la pesca di frodo.

Questi i numeri dell’attività operativa scattata alle prime luci dell’alba di sabato a, volta a tutelare le risorse biologiche marine e, in particolare, a contrastare la pesca illegale del riccio di mare. I militari infatti hanno effettuato l’ennesimo blitz, questa volta in località Marina di Gualdo del comune di San Vito Chietino, che grazie ad una preliminare e mirata attività di intelligence sul territorio e ad un’intensa, quanto proficua, collaborazione con la locale stazione dei Carabinieri, ha consentito di fermare un prolungato tentativo di pesca illegale, iniziato intorno alla mezzanotte e terminato alle 7 del mattino. Le indagini hanno portato ad accertare che tra i cinque pescatori di frodo, tutti dell’area pugliese, vi fossero anche due pluripregiudicati, i quali non appena hanno visto materializzarsi la presenza delle divise bianche hanno iniziato ad inveire contro i militari della Capitaneria di porto di Ortona, generando attimi di tensione, con i frodatori che non ne volevano sapere di lasciarsi controllare, tanto che è stato necessario far intervenire anche una pattuglia dei Carabinieri.

I cinque pescatori abusivi sono stati fermati a seguito del primo avvistamento, avvenuto all’incirca verso la mezzanotte, in prossimità dello specchio acqueo antistante la zona Nord della banchina del porto di Ortona. Dopo questa prima intercettazione visiva, i militari in borghese della Guardia Costiera hanno dato il via ad un lungo e paziente appostamento, fino all’uscita dall’acqua, avvenuta all’incirca intorno alle 5 del mattino, di ben 4 subacquei, divisi in due gruppi, con tanto di bottino al seguito: due grosse ceste piene di ricci di mare, pronti per essere immessi sul mercato. Il frutto dei lunghi appostamenti ha consentito agli uomini della Capitaneria di porto di Ortona di coglierli sul fatto e di intervenire con il sequestro totale dei ricci di mare e di tutte le attrezzature. Al termine degli accertamenti, sono state due le sanzioni amministrative comminate ai pescatori illegali, che hanno violato le norme che prevedono il superamento del quantitativo quotidiano di esemplari pescabili a persona ed il divieto di pesca in zone e tempi vietati dalle normative nazionali vigenti.

In tutti i casi gli echinodermi sono stati conservati vivi, in attuazione delle norme in materia di tutela delle risorse ittiche e della fauna marina, per l’immediato rilascio in mare in zone non facilmente accessibili ad eventuali malintenzionati, affinché non venisse ulteriormente impoverito l’ecosistema marino del litorale della Costa dei Trabocchi. Purtroppo quello della pesca di frodo di ricci e polpi è un fenomeno sempre più diffuso, ma che va contrastato con tutte le forze non solo per la tutela delle pregiate specie ittiche, ma anche e soprattutto per la salvaguardia della vita umana in mare: le immersioni subacquee richiedono controlli sanitari, abilitazioni specifiche e l’assistenza di personale in grado di intervenire in caso di difficoltà, mentre la pesca in questi casi viene fatta per molte ore, al buio, e senza alcun tipo di assistenza o controllo sanitario preventivo. Del resto è proprio di qualche mese fa il caso di un soggetto rinvenuto privo di vita in mare dopo una battuta di pesca subacquea nelle acque tra San Vito e Ortona. L’azione della Capitaneria di porto di Ortona, a tutela dell’ambiente marino e a contrasto della pesca illegale, assume oggi un significato ulteriore, a seguito della modifica dell’articolo 9 della Costituzione in cui la tutela degli animali è entrata a far parte dei diritti fondamentali sanciti nella nostra Carta che, oltre alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, prevede quella dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

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