Dal 7 al 21 luglio la splendida location dell’antico convento, ed oggi Polo Museale Santo Spirito ospita “Dialoghi Africani” il primo grande evento sulla cultura dell’affascinante continente, mai organizzata in Abruzzo. La rassegna promossa dal Convivio del Pensiero Critico in collaborazione con la delegazione Fai di Lanciano, rientra nel ricco programma del Flic, Festival Lanciano in Contemporanea. La manifestazione che oltre ad un’importante esposizione di arte, intitolata “Africa: madre dell’arte moderna” prevede diversi appuntamenti culturali, vuole creare un ponte tra persone soprattutto tra la civiltà africana e quella occidentale, la cui reciproca conoscenza non può che portare benefici e condivisioni per la crescita umana e sociale. La valorizzazione, lo studio e la conoscenza della cultura, non solo di quella del territorio, ma anche di altre realtà internazionali, perché le “culture” hanno nei secoli sempre interagito tra di loro, sono alla base dell’agire de il Convivio del Pensiero Critico, sin dalla sua costituzione, da qui l’idea di una rassegna dedicata alla cultura africana moderna e contemporanea con il coinvolgimento dell’Ambasciata del Sud Africa.
“L’istruzione è l’arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo” diceva Nelson Mandela e “Dialoghi Africani” si pone su questa onda culturale neo umanistica poiché in una società sempre più multietnica, la conoscenza dell’altro è imprescindibile. Solo sconoscendosi, infatti, ci si può capire e mai come nel nostro tempo tale principio assume una rilevanza se vogliamo assoluta. L’arte, la musica, il cinema, la letteratura, la danza, come tutta la cultura in generale, sono gli strumenti che nei secoli hanno avvicinato i popoli, anche lontani e diversi tra loro per cultura, provenienza e religione.
La missione di “Dialoghi Africani” è, dunque, quella di coinvolgere di più le persone a scoprire, o ad implementare, la ricchezza della cultura africana per superare i vecchi stereotipi approfondendone l’arte, sia quella classica (tribale) che quella contemporanea. Il “Made in Africa”, infatti, sta conoscendo una nuova ondata di dinamismo e creatività. Non solo arte e società, ma anche nei settori della musica, della letteratura e della moda con le creazioni di artisti kenioti, marocchini, nigeriani e di altre nazionalità ed etnie del vecchio continente, sta nascendo al centro di questa scena eclettica e cosmopolita un nuovo linguaggio per una narrativa diversa dell’Africa lontana da rappresentazioni plasmate dai canoni occidentali e colonialisti.
AFRICA: MADRE DELL’ARTE MODERNA – La rassegna s’incentra nella mostra “Africa: madre dell’arte moderna” con l’esposizione di sculture ed altri manufatti di arte “tribale” tradizionale di proprietà di alcuni collezionisti privati che dialogheranno con opere di fotografi e pittori contemporanei. Saranno presenti, fra gli altri, la collezione dei coniugi Bruno Orlandi e Fiorenza Costantini frutto di viaggi e di incontri con studiosi africani che li hanno accompagnati nella conoscenza e nella scoperta dei reperti d’arte, Fabrizio Tridenti (arte tribale tradizionale) e le collezioni di Giuseppe Valentini e Alessandro Mucciante, le opere degli artisti Domenico Di Genni (dipinti e foto) e Mauro De Bettio (fotografie). L’esposizione di queste varietà artistiche rivelano la ricchezza e la diversità delle storie e delle culture espressive africane. Le arti visive africane, comprese quelle della diaspora, non sono una moda, ma includono sempre dei temi sociali essenziali per creare nuove identità culturali post coloniali e nuove forme di rappresentazione.
IL “MAL D’AFRICA” DI GIUSEPPE VALENTINI -A Giuseppe Valentini l’Africa capitò per sbaglio nella sua vita, non cercata, non voluta, non desiderata, ma con una dirompenza tale da rimettere in discussione quella sorta di arroganza culturale tipica degli europei in un mercato immenso fatto di lamiere arrugginite e dignitosa povertà, nel Sudafrica settentrionale lungo una polverosa strada che portava verso lo Zimbabwe. È solo dopo qualche mese che Valentini si rese conto di cosa gli fosse successo, di cosa fosse il “mal d’Africa” e di cosa fosse quella specie di sindrome di Stendhal che gli fece buttare alle ortiche anni di arte moderna, per tornare all’origine delle cose, alla primitiva essenza da cui tutto discende.
LA COLLEZIONE DI ALESSANDRO MUCCIANTE – Nato a Pescara, archeologo libero professionista che opera prevalentemente in Italia e soprattutto in Abruzzo, ha da sempre avuto interesse per la cultura materiale, i processi fisici, e più in generale per gli usi e i costumi, sia delle culture tradizionali nostrane che di quelle esotiche. Già co-organizzatore della mostra “La nostra Africa: arte e seduzione dal continente nero” (Castello Ducale di Crecchio 2004), nel corso di oltre venticinque anni, attraverso acquisizioni di pezzi da precedenti collezioni private dismesse, è giunto alla piccola raccolta di opere qui in mostra che, nell’ottica della minaccia da parte dei processi di globalizzazione del pianeta, ci parlano della diversità economica e culturale di società tradizionali superstiti
LE ETNO FOTOGRAFIE DI MAURO DE BETTIO – Mauro De Bettio è un affermato fotografo che gira il mondo tutto l’anno, senza troppe pretese, illuminando situazioni difficili per portare bellezza. La prospettiva intima di De Bettio vede l’essenza di un individuo e la fa emergere attraverso ogni fotografia. Ogni suo singolo lavoro rivela la forza e la resilienza dell’umanità nel suo insieme. «Anche se difficile da esprimere, credo che la fotografia rappresenti il mio modo di comunicare – sottolinea De Bettio – cerco di catturare il senso di ciò che respiro e tocco, non solo l’aspetto, ma anche e soprattutto nell’essenza, mirando a racchiudere le sfumature ed i dettagli in un unico fotogramma. La fotografia è parte della mia personalità e il mio lavoro esprime pienamente la mia storia e la mia anima». Mauro incoraggia costante-mente le persone ad esplorare il mondo attraverso la fotografia. Nel 2021 Mauro ha da-to vita a Malaika, una fondazione nata per aiutare a nutrire i bambini senzatetto di Nairobi, in Kenya.
DOMENICO DI GENNI – È un pittore figurativo che predilige la pittura ad olio e soggetti che narrano e rappresenta-no luoghi e genti esotiche, lontane. Paesaggi, volti, animali diventano un alfabeto dalle forme e dai colori selvaggi e violenti. Dopo numerosi viaggi in Nord America, Sud America ed oriente, inizia una serie di lunghi soggiorni in Africa subsahariana, tra Etiopia, Kenya e Tanzania. Nel 2008 si stabilisce in Kenya dove inizia una profonda ricerca sulle etnie e sulla cultura tribale. Apre a Malindi una casa studio dove lavora e realizza numerosi progetti di sostegno e didattica con numerose Ong ed onlus che operano in Africa, Marafiki, Gede Primary School, Amref, Cisp, ed altri.
Tra gli eventi collaterali a “Dialoghi Africani” sono previste serate a tema musicale – Dialoghi e letture africane fra cui si segnala “Dante e l’Africa – Itinedante” (Ulisse – Inferno Canto XXVI) da un’idea di Pierluigi Di Clemente (13 luglio) e il Concerto “Suoni dal baobab” di e con Ady Tiouné e Pino Petraccia (19 luglio), l’uno africano, l’altro italiano, e le corrispondenze tra la musica “Occidentale” e quella Africana, in un via vai di influenze reciproche, raccontate dal percussionista Davide Bernaro (21 luglio). Racconti dei collezionisti e di africani residenti in Italia arricchiranno la rassegna.
“DIALOGHI AFRICANI” NELLE SCUOLE: Dopo la prima parte della rassegna estiva, i “Dialoghi Africani proseguiranno nel mese di novembre con una sezione dedicata anche alle scuole in collaborazione con la Delegazione Fai di Lanciano e gli istituti scolastici del territorio nell’ambito della “Settimana Fai scuole” dal 13 al 27 novembre nelle sedi del Polo Museale Santo Spirito, del Cinema Ciak City e del Parco delle Arti Musicali. Sono previste iniziative varie per promuovere fra i giovani la conoscenza della cultura africana dando voce anche a storie che a noi non arrivano, se non nella forma tragica riportata dai media, al fine di creare e incrementare quel dialogo e quel confronto tra persone di diversa cultura e provenienza geografica attraverso la musica, la letteratura, l’arte e il cinema.
Il coinvolgimento dei giovani nei “Dialoghi Africani“ è fondamentale per portare in vita visioni passate, presenti e future della cultura nera al fine di creare una società in cui tutti i bambini sono creati allo stesso modo e si sentono autorizzati a muoversi nel mondo con i valori e le tradizioni delle rispettive etnie di origine. Emblematico a questo proposito è “Lisa destinazione Ghana”, un progetto educativo, culturale e solidale di Daniela Baranello e Denise Sarrecchia che danno voce alle storie e ai sogni che guidano il cuore dei ragazzi che abitano lontano al di là del mare e che a noi sono sconosciute.
La rassegna cinematografica, la mostra di manufatti tessili africani, la letteratura e l’archeologia africana, con la presenza di esperti del settore, ma anche la presenza di Artisti Sud Africani ed il coinvolgimento della stessa Ambasciata Sud Africana di Roma alimenteranno ulteriormente il “Dialogo” tra le diverse culture: la nostra e quella dei popoli africani.