Grande soddisfazione per il liceo classico “Vittorio Emanuele” di Lanciano: Il Ministero dell’Istruzione, attraverso la Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e l’Orientamento Scolastico, ed in collaborazione con il Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, ha decretato, le ragazze della scuola frentana vincitrici del concorso STEM: femminile plurale, ed in particolare della sezione STEM ad accesso libero. Nel dettaglio la classe IV D dell’anno scolastico 2021/22 è stata ideatrice del progetto “Trotula e le altre. Le donne e la medicina tra mondo antico e contemporaneo”.
Il concorso è parte delle iniziative avviate dal Ministero dell’Istruzione, in collaborazione con il Dipartimento delle Pari opportunità della Presidenza del Consiglio, con l’obiettivo di favorire una riflessione sulla presenza delle donne nelle discipline STEM (Science, Technology, Engineering, and Mathematics) al fine di incoraggiare in modo pari studentesse e studenti a sviluppare una lettura critica dei pregiudizi e degli stereotipi di genere riguardanti le materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche. Il progetto Trotula è nato su idea della docente di geostoria, italiano, latino e greco prof.ssa Antonella Festa, che ha dimostrato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che una solida formazione classica apre le porte a qualsivoglia progettualità, oltre i rigidi steccati delle discipline.
Il progetto di editoria scolastica e self publishing ideato e realizzato dalla professoressa insieme alla classe IV D del liceo è nato prima grazie ad un tam tam mediatico e poi con una raccolta di crowfounding da cui ha preso vita il booktrailer dal titolo “Trotula e le altre. Le donne e la medicina tra mondo antico e contemporaneo”, presentato alla città durante lo scorso Maggio della Cultura e successivamente, con la partecipazione al concorso ministeriale a carattere nazionale si è arrivati a questa straordinaria vittoria. Quella di Trotula è una vicenda storica, davvero particolare e poco conosciuta: la storia costruita sulla sua figura è quella di una matrona nata a Salerno da una nobile famiglia di origini normanne, i De Ruggiero. In seguito sposò un medico, tale Giovanni Plateario e con lui ebbe due figli anche loro medici, Giovanni e Matteo. Grazie alla sua istruzione anche grazie ai suoi nobili natali, operò come medica presso la Scuola Medica Salernitana dove, secondo fonti anglo-normanne di storici che che soggiornarono a Salerno nel XII secolo, insegnava un gruppo di donne tenute in alta considerazione grazie alle loro abilità mediche e terapeutiche.
Non si può affermare con sicurezza quanto ci sia di vero in questa storia, ma ciò che si può affermare con certezza è l’attestazione del nome Trocta (Trotta o Trota) a cavallo tra l’XI e il XII secolo nel meridione italiano e soprattutto a Salerno: infatti risultano circa 70 nomi sui documenti dell’epoca. È importante sottolineare inoltre che la figura di una “curatrice salernitana di nome Trota” appare in alcuni scritti europei contemporanei alla matrona di Salerno quali, per esempio, Geoffrey Chaucer in “The Canterbury Tales”. Nel prologo della novella della Wife of Bath (vedova di Bath), personaggio fittizio inventato da Chaucer, la protagonista nel racconto della sua vita narra del matrimonio e della morte dei cinque mariti, l’ultimo dei quali, il più amato, Jankyn, possedeva un libro di wicked wives (mogli infedeli) che conteneva nomi di alcune donne ragguardevoli della sua epoca e precedenti.
Sappiamo che questo libro è un trattato che illustra gli svantaggi del matrimonio e l’infelicità che riserverà all’uomo che si sposa e che è stato scritto da Valerie, religioso gallese e arcidiacono ad Oxford nonché autore di un’altra opera sull’infelicità coniugale, “Dissuasio Valerii”. Tuttavia si ritiene che Wicked Wives, meglio conosciuto all’epoca come “Liber aureolus de nuptiis”, Il libro d’oro del Matrimonio, sia un’opera in cui hanno collaborato il suddetto Valerio e un certo Theophrastus di cui ora si sa poco e niente. Il Liber aureolus è andato perso e sappiamo della sua esistenza grazie a Chaucer, oltre che da una lettera in cui lo stesso Teofrasto parla del suo lavoro e, nel passo in questione sulle Wicked Wives compare il nome di una certa Trotula, medica del Sud Italia chiamata da posteriori inglesi dame Trotte.