Superiore alla media nazionale, ma comunque bassissima anche in Abruzzo l’affluenza ai referendum sulla giustizia. I dato definitivo è eloquente: solo il 22,27 % degli abruzzesi ha depositato la scheda nell’urna. Due punti percentuali in più del misero 20,9% nazionale. Il fatto che si votasse contemporaneamente per le amministrative di 49 comuni (su 305) non ha giovato al dato complessivo. Hanno preferito trascorrere una giornata al mare o una gita in montagna molti abruzzesi, in particolare coloro che non erano chiamati a scegliere sindaci e consiglieri comunali.
I quesiti sulla giustizia non hanno coinvolto i cittadini. I promotori denunciano il poco spazio riservato loro dal mondo dell’informazione, ma la stessa campagna referendaria è stata di fatto invisibile in molti comuni, dove non sono stati affissi neanche i manifesti.
Si votata per: abrogare la legge Severino sulla decadenza dalle cariche elettive dei condannati in via definitiva, limitare la custodia cautelare, abolire il numero minimo di firme per le candidature al Consiglio superiore della magistratura, separazione delle carriere di giudice e pubblico ministero, consentire agli avvocati di far parte dei Consigli giudiziari, gli organi territoriali di autogoverno della magistratura che hanno il compito di valutare il lavoro dei magistrati fornendo al Csm pareri sulla loro progressione di carriera, sul cambio di funzioni e su altre evenienze della vita professionale dei magistrati.
In Abruzzo la provincia in cui si è registrata la maggiore affluenza al referendum è stata L’Aquila col 30,6%, invece il dato più basso è quello della provincia di Teramo, con appena il 16,97% dei partecipanti al voto referendario, mentre a Chieti l’affluenza è stata del 23,91% e a Pescara del 17,69%.