«A volte di corsa, altre volte a passo lento, altre ancora in affanno, ma il mio viaggio nella scuola è stato assolutamente meraviglioso». A dircelo è Rosetta Madonna, professoressa prima di Religione, dal 1984, e poi di Lettere dal 1996 alla scuola media “Umberto I” di Lanciano, ora in pensione, dopo 38 anni di vita vissuta in simbiosi con la scuola.
«Per me essere insegnante non è un semplice lavoro ma è una missione, sarà banale, ma senza passione e amore per quello che si fa e per i propri ragazzi non si va da nessuna parte. – ci dice la professoressa ancora emozionata dal suo ultimo giorno di scuola – Ho sempre cercato di creare prima di tutto la relazione umana con gli alunni. La prestazione, se c’è fiducia, è più facile che arrivi, perché nessuno vuole deludere una persona di cui ci si fida».
Una vera e propria storia d’amore quella della professoressa Madonna per la cattedra, fin dalle prime supplenze di Religione, quando a Saronno, non ancora laureata, si ritrovò a fare lezione a ragazzi poco più piccoli di lei. «E come li tengo adesso questi?», si era chiesta la Rosetta di allora, ma rompere il ghiaccio non fu poi così difficile. «Mi hanno chiesto come mai avessi scelto la filosofia e io ho risposto che l’unica motivazione era che mi ero innamorata del mio professore. Da lì, siamo andati d’accordo», ricorda sorridendo. Ricorda con dolcezza anche l’anno di insegnamento a Montenerodomo. «Erano solo 7 alunni, tutti intorno alla cattedra, mi sentivo davvero una chioccia. Umanamente è stata l’esperienza che mi ha segnato di più».
Ma, aneddoti dei primi anni a parte, sono tanti i ricordi che la legano ai suoi alunni e al suo modo di vedere l’insegnamento. Una delle tante attività portate avanti dalla prof è il giornale dell’istituto Umberto I, nato nel 2000/2001, Il mondo in una scuola. «Avevo colto la necessità dei ragazzi di parlare, di farlo a ruota libera e di non sentirsi costretti o vincolati da temi in classe o voti in pagella – racconta a Chiaro Quotidiano – E così è nato un giornale, di cui custodisco gelosamente tutte le copie, attraverso cui, anno dopo anno, possiamo cogliere il modo di vivere la vita dei nostri giovani, senza filtri e in totale libertà». Ricorda con affetto anche l’iniziativa Coloriamo il nostro futuro grazie a cui, insieme agli altri docenti, ha portato in giro per l’Italia gli alunni alla scoperta delle bellezze architettoniche e paesaggistiche del nostro Paese. «Un altro bellissimo ricordo che ho è la nostra partecipazione, dieci anni fa, alla festa del Quirinale riservata alle scuole. – ci racconta – Ci accolse proprio l’allora presidente Giorgio Napolitano e fu una grossa emozione per tutti».
«Non possiamo demandare ad altri il nostro compito di aiutare i ragazzi a crescere e a formarsi»
Ma le emozioni più grandi che si porta dentro sono quelle legate alla quotidianità dell’insegnamento. La voglia, ogni giorno, di contribuire alla formazione dei ragazzi, in un’età difficile come quella della pre adolescenza. «Non credo affatto che la scuola debba sostituirsi alla famiglia – spiega – però i giovani passano metà della loro giornata insieme a noi e non possiamo demandare ad altri il nostro compito di aiutarli a crescere e a formarsi, ovviamente insieme ai genitori».
Un po’ di amarezza si coglie però pensando alla scuola di oggi che, a suo dire, è «troppo cambiata. Ci sono classi sempre più numerose e ragazzi che fanno spesso fatica ad accettare insuccessi. Io credo che la scuola – prosegue la professoressa – debba mettere da parte un po’ di velocità e ritrovare il concetto di profondità, a partire dai valori, per ritrovare se stessa ed il rapporto di fiducia con genitori e alunni». E se si parla di difficoltà, non si può fare a meno di tornare agli ultimi due anni della pandemia, in cui tutto il sistema scuola è stato messo a dura prova. «Per me che ho sempre puntato tutto sul rapporto personale, vis à vis, è stato tremendo. – ricorda – Ma anche in quel caso, spesso usavo le video lezioni per chiedere ai miei ragazzi come stessero, piuttosto che per assegnare loro altri compiti da dover fare a casa da soli. Certo, è stato un periodo di formazione anche per noi docenti. Chi li aveva mai usati tutti quegli strumenti informatici ad uso didattico? Per cui abbiamo dovuto imparare tanto anche da quest’altro lato della cattedra».
Non riesce però a nascondere la gioia per il suo percorso, quello per cui i figli le hanno sempre detto «tu sei mamma a scuola e prof con noi». E se le chiediamo quali sono le frasi che hanno caratterizzati i suoi anni da professoressa, non ha dubbi, sono tre. «La cultura rende liberi», «fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza» e «chiedetevi sempre il perché delle cose». Non è solo lei però a ricordare queste raccomandazioni, ma lo sono soprattutto i suoi alunni, ormai diventati adulti, che negli ultimi giorni l’hanno inondata di affetto ricordando insieme a lei i suoi moniti.
«Se ho lasciato un segno anche solo con queste frasi, io sono felice. – conclude Rosetta Madonna – Io per la scuola ho dato il cuore e una sua parte resterà per sempre tra i banchi».