È stato presentato allo sportello Ambiente della Regione il progetto di una centrale per produrre biometano da rifiuti nel territorio di Monteodorisio. La proposta – per un investimento di 19 milioni di euro – è della società Stamnos Mobility di Viterbo, specializzata nella produzione di biocarburanti, in particolar modo biometano gassoso e liquido e idrogeno green. La localizzazione dell’impianto è su un terreno agricolo in Val Sinello, a ridosso della grande rotatoria della Sp 154 che conduce alla zona industriale di Gissi.
Il biometano verrebbe prodotto grazie alla digestione anaerobica, come si può leggere nelle carte del progetto, «di matrici organiche biodegradabili provenienti da scarti dell’agroindustria e dalla raccolta differenziata della frazione organica dei rifiuti solidi urbani (Forsu), ammesse nel decreto legislativo di incentivazione del biometano (DM 2 marzo 2018). La tecnologia proposta per la digestione anaerobica si basa su tecnologia “WET”; nel processo ad umido i substrati in digestione presentano un tenore di sostanza secca inferiore al 10%». L’impianto processerebbe fino a 36.463 tonnellate di rifiuti all’anno. Oltre al biometano, la centrale – che sarà dotata anche di pannelli fotovoltaici – produrrebbe un “digestato” di alta qualità classificato come fertilizzante.
Una centrale simile fu proposta nel 2016 a Montalfano, in quel caso da una società perugina, e venne contestata dalla popolazione locale prima di essere bocciata dalla Regione.
Il biometano prodotto dalla centrale sarà immesso nel metanodotto (aspetto differente, questo, con il progetto di Montalfano che prevedeva il trasporto su gomma del carburante prodotto). Secondo le stime della società, la produzione è di circa 3.374.352 Sm3/anno. Il biocarburante prodotto «avrà le caratteristiche chimico-fisiche necessarie per l’immissione in rete, secondo le specifiche Snam e norma UNI/TR 11537. Sarà destinato come biocarburante avanzato all’autotrazione dei veicoli alimentati a metano in sostituzione dell’utilizzo del metano di origine fossile, contribuendo al raggiungimento degli obblighi previsti dal D.M. 10/10/2014 e s.m.i., in materia di utilizzo biocarburanti prodotti da fonti rinnovabili in sostituzione dei carburanti di origine fossile. L’impianto proposto adotta quindi i principi dell’economia circolare e partendo dalla digestione anaerobica di una fonte rinnovabile come la Forsu produce: biometano; fertilizzante europeo CMC5 dalla sezione di essicazione della frazione solida del digestato destinato alla agricoltura in sostituzione dei fertilizzanti chimici; il recupero di acqua osmotizzata dalla sezione di depurazione da reimmettere nel sistema idrico».
Il progetto è da collocare nell’accelerazione verso la ricerca di fonti energetiche alternative ai carburanti di origine fossile al centro, di recente, dei noti rincari, ma non manca qualche perplessità. Le principali per ora sono l’opportunità di avere una centrale che si porrebbe in concorrenza con quella della Ladurner all’interno del consorzio intercomunale Civeta (da 40mila tonnellate di rifiuti l’anno) a un paio di chilometri di distanza, in via di ultimazione dopo anni di attesa e l’approvvigionamento della quantità necessaria di scarti vegetali; quest’ultimo fu uno dei punti critici rilevati nel progetto di Montalfano, poi bocciato dalla Regione per l’eccessiva vicinanza agli impianti Stogit.
Dopo la scadenza dei 30 giorni (a decorrere dal 26 maggio) per produrre osservazioni, il progetto della Stamnos Mobility sarà discusso dal comitato Via regionale.