Fare ordine sullo sterminato e spesso controverso patrimonio storiografico cittadino, valorizzando gli studi, le ricerche ed i tanti contributi di chi, secoli prima di noi, ha cercato di tracciare ognuno a modo proprio, un profilo storico della città di Lanciano: è questo uno degli obiettivi che da oltre quarant’anni muove la testa, ma soprattutto il cuore di Giacomo De Crecchio, autentica memoria storica della città di Lanciano. Quarant’anni sono tanti, una vita potremo dire, spesa tra archivi, fondi, biblioteche, carteggi e volumi che come i palazzi storici, le chiese, le opere d’arte e le antiche tradizioni rappresentano quel fondamentale patrimonio che i nostri avi ci hanno lasciato e che noi, uomini moderni, abbiamo il dovere di valorizzare, far conoscere, ma soprattutto tramandare. Perché la Storia, quella con la S maiuscola è spesso l’unione di tante vicende e fatti, tante piccole vicende minori, che però confluiscono insieme nel grande fiume del tempo.
Uno dei tanti motivi che ci ha spinto ad intraprendere questo viaggio nel passato insieme a Giacomo De Crecchio, è legato ad una piccola grande scoperta, una gemma rara che presto andrà ad aggiungersi al grande patrimonio storiografico lancianese: la pubblicazione dello “Stato attuale della città di Lanciano metropoli dè popoli frentani” di Antonio Maranca: volume questo edito dalla casa editrice Nuova Gutemberg per la collana Fonti Manoscritte: documenti per la storia di Lanciano, che verrà ufficialmente presentato, mercoledì 25 maggio alle ore 17.30 al Polo Museale S. Spirito.
«Questo manoscritto – esordisce De Crecchio – ha una storia davvero singolare in quanto è riapparso recentemente, circa sette, otto, anni fa in una libreria antiquaria di Napoli per poi essere acquistato da un lancianese residente a Pavia che si è rivolto alla casa editrice per una nuova ri-pubblicazione da me curata. L’autore – prosegue lo storico – è Antonio Maranca, pronipote del celebre Antonio Ludovico Antinori, famoso per i sui fondamentali studi storici sull’Abruzzo. Già in passato, durante le mie ricerche sui celebri pastori che dormono, avevo incontrato questo membro della famiglia Maranca ma non avrei pensato di rincontrarlo sotto questa veste».
Il manoscritto offre al nostro interlocutore, lo spunto per una riflessione importante sul mestiere dello storico «la cosiddetta storia locale – afferma De Crecchio – non è meno importante di quella che potremo definire “generale” ma, troppo spesso non gode della stessa dignità: il testo di Antonio Maranca nella sua particolarità e direi quasi unicità, rappresenta un altro piccolo ma importante tassello che sulla scia del lavoro dei grandi storici patri come Fella, Romanelli e Bocache, arrivando ai più recenti De Giorgio, Marciani e Carabba, ci aiuta a ricostruire non solo uno spaccato di una Lanciano che non c’è più ma anche una corretta e rigorosa storiografia della nostra antica città».