Il Parco Diocleziano, il polmone verde che ha difficoltà a respirare

Ventiduemila metri quadrati di superficie verde con quasi mille alberi, ai piedi del ponte che sorregge la nostra cattedrale, e un po’ tutto il nostro centro, e con lo sguardo rivolto verso via dei Bastioni e Lancianovecchia. Parliamo del Parco Diocleziano di Lanciano, croce e delizia della città. Un polmone verde mai davvero valorizzato, anzi abbandonato a se stesso ed alle incursioni di teppisti e ragazzini annoiati.

Il parco, riqualificato nel 2008 dall’allora giunta Paolini al suo secondo mandato, con un costo di circa 2,5 milioni di euro, non ha mai trovato il suo posto nel mondo a causa della fragilità dell’area e di problematicità strutturali difficili da superare ed un costo di manutenzione del verde elevato.

L’accesso non è dei più semplici. Da piazza Plebiscito, c’erano sono circa 100 gradini, che oggi sono diventati breccia e sterpaglie, che scoraggiano già una buona fetta di popolazione fatta di anziani, disabili, fragili e famiglie con bambini e passeggini. La scalinata e la balaustra, inoltre, sono state realizzate in legno e con il tempo non hanno retto. La struttura di accoglienza, presa spesso di mira dai malviventi che l’hanno praticamente distrutta, è oggetto di fenomeni di inflitrazioni e umidità e, così com’è, non si presta ad accogliere eventi o manifestazioni.

Il problema più grande del Parco, però, resta il microclima tipico della zona, caratterizzato da forte umidità in tutte le stagioni, soprattutto alla sera, che scoraggia la permanenza nell’area. È importante non dimenticare anche il dissesto idrogeologico che ha causato la voragine in corso Trento e Trieste nel 2018 che ha mostrato tutta la fragilità del sottosuolo del centro di Lanciano che poggia proprio su questo ponte.

Oggi la responsabilità del Parco Diocleziano non è più della Pro Loco di Vincenzo Giancristofaro che, in qualche modo, l’ha gestito dal 2014, ma come riferisce il sindaco Filippo Paolini a Chiaro Quotidiano, c’è l’interessamento di alcuni cittadini che, se formalizzeranno la loro richiesta all’interno del patto di collaborazione con l’amministrazione per la gestione dei beni comuni, si faranno carico del futuro del Parco.

L’idea di alcuni, però, di rendere questo parco la porta di accesso alla città per i turisti, ovviamente con un adeguato impianto di risalita, resta fuori dal cassetto. Quel che è certo è che oggi abbiamo un grande polmone verde al centro della città che però non riesce a respirare come potrebbe.

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