Alta l’adesione allo sciopero indetto ieri dalle rsu della Denso per denunciare il mancato rispetto dell’accordo firmato ad aprile. Il nodo è quello emerso già mesi fa, la rotazione dei lavoratori coinvolti dalla cassa integrazione straordinaria iniziata il due maggio scorso. Il ricorso all’ammortizzatore sociale era iniziato già mesi prima (in quel caso la cassa era ordinaria) dando vita a forti malumori. Nell’accordo firmato alla presenza della Regione lo scorso aprile, l’azienda si impegnava a garantire una rotazione nella sua applicazione per evitare, come già accaduto, lavoratori a zero ore. Secondo quanto stabilito insieme all’azienda, ogni operaio dovrebbe lavorare almeno una settimana al mese, invece così non sta accadendo.
Ieri, all’interno dello stabilimento il personale ha incrociato le braccia nelle ultime due ore di ogni turno. La partecipazione si è attestata tra il 75% e l’80%. Dopo la proclamazione della giornata di mobilitazione, la direzione aveva provato a trattare con le rsu per sospendere lo sciopero, ma evidentemente le parti sono rimaste lontane. Questo rinnovato innalzamento della tensione è solo l’ultimo segnale preoccupante per il sito della multinazionale giapponese che produce componentistica auto. A fine 2021 l’allarme riguardava il ritardo degli investimenti per i quali, poi, è stato confermato lo slittamento. Una notizia che aveva fatto ben sperare insieme al trasferimento di alcune lavorazioni dall’estero e del cambio di passo sulla rotazione dei cassintegrati.
«Comincia a esserci una situazione davvero paradossale – ha detto a margine dello sciopero Alfredo Fegatelli della Fiom Cgil – Siamo alle prese con un’azienda in crisi e in questi momenti bisogna essere chiari e trasparenti perché si sta giocando con lo stipendio e il futuro dei dipendenti. Ce la stiamo mettendo tutta per salvare la Denso, ma se continua a giocare una partita non trasparente si rischia seriamente. Le aziende devono sapere e dirci se sono in grado di fare una cosa o no. Ai lavoratori va garantito il percorso messo in piedi. O l’azienda è in condizioni di dialogare in modo chiaro e trasparente o altrimenti non c’è nessun motivo per continuare a dialogare. Se non saranno rispettati gli accordi presi, metteremo in campo tutte le azioni per tutelare i lavoratori».
La mobilitazione sembra essere solo all’inizio.