Dirigente a processo, il Comune non si costituisce parte civile: tensione in Consiglio

Il Comune di Vasto non si costituirà parte civile nel processo contro un suo dirigente. In aula la richiesta dell’opposizione si è infranta contro il muro della maggioranza. Dopo 70 minuti di dibattito dai toni aspri, il Consiglio comunale ha respinto la mozione di Fratelli d’Italia sulla vicenda giudiziaria che coinvolge Vincenzo Toma, dirigente dei settori contratti, gare e appalti e personale, a giudizio con l’accusa di peculato davanti al Tribunale di Vasto. Il funzionario è attualmente titolare di un incarico fiduciario gratuito conferitogli dal sindaco Francesco Menna per un anno dopo il pensionamento. A Toma la magistratura imputa un premio di risultato da 30mila euro, relativo al 2020, che si sarebbe attribuito indebitamente secondo l’accusa, che ipotizza il peculato. Nell’Aula Vennitti il centrosinistra ha fatto quadrato attorno al dirigente.

La votazione di ieri sera in Consiglio comunale

A illustrare la mozione è stato il consigliere Vincenzo Suriani (FdI), che ha chiarito come la questione non fosse personale ma politica e amministrativa: «Ci chiediamo se non sia più corretto verso i rappresentanti in Consiglio, verso i cittadini e soprattutto verso i contribuenti prendere provvedimenti preventivi che non vanno a inficiare alcuna procedura giuridica. Siamo i primi dei garantisti e speriamo che la procedura si risolva benissimo per il dirigente», ma ha sostenuto l’esistenza di «un doppio problema, uno giuridico e uno amministrativo». Sul primo punto, secondo il consigliere, «se anche ipoteticamente il Comune può essere danneggiato da questo comportamento, allora si deve costituire parte civile».

Quanto all’aspetto amministrativo, Suriani ha ricordato che Toma «non fa più strutturalmente parte della pianta organica dell’ente» e ricopre «un incarico ad personam conferito dalla giunta», sollevando dubbi sulla validità degli atti firmati: «Determinate firme messe quando non si è più dirigente, emesse sub iudice per una questione che riguarda il patrimonio pubblico, possono o non possono essere inficiate da una eventuale sentenza?». Da qui la richiesta di «rinunciare provvisoriamente a questa collaborazione nelle more della definizione della procedura». La mozione chiedeva inoltre di «predisporre un’istruttoria amministrativa interna» e, «in caso di condanna, il recupero delle somme indebitamente percepite».

La replica del sindaco Menna è arrivata in aula e poi è stata sintetizzata in un comunicato dei gruppi di maggioranza di centrosinistra, che hanno spiegato le ragioni del no alla costituzione di parte civile, richiamando «civiltà giuridica, presunzione di innocenza e il dovere di azionare il rimborso solo a seguito di condanna penale, come prevede la legge». La maggioranza ha respinto le accuse parlando di «sciacallaggio e doppia morale» da parte di Fratelli d’Italia, invitando gli esponenti del partito e il presidente della Regione Marsilio «a costituirsi parte civile prima nei processi che riguardano amministratori e funzionari dei comuni e della Regione governati dalla destra». Il centrosinistra respinge «con convinzione la richiesta di costituirci parte civile, confinando sia nel lavoro immenso della magistratura che nell’onestà e nella correttezza delle azioni del dirigente in questione. Il tutto sapendo che il Comune può successivamente procedere con un’azione civile in qualsiasi momento. Per noi è giusto attendere l’esito del processo. Per quanto attiene le spettanze liquidate al dirigente è opportuno ricordare che sono previste dalla legge nazionale e che la premier Meloni potrebbe tranquillamente modificare, eliminare o ad esempio dimezzando anche le spettanze di parlamentari, senatori, consiglieri regionali, oltre che per i dirigenti della Regione Abruzzo o della Asl 2 che ormai viaggiano sui 150mila euro all’anno».

In aula Suriani aveva rincarato la dose: «Questo sindaco, che non ha speso una parola per difendere il bilancio, ha impiegato 25 minuti per un intervento ai limiti della calunnia per difendere il dirigente», accusandolo di aver «messo in dubbio, in maniera trasversale, l’operato della magistratura». «Se la legge lo prevedeva – ha aggiunto – allora sono pazzi i magistrati? È pazzo anche chi ha segnalato la questione, che fa parte di un ente di controllo come il Mef?».

La votazione si è svolta a scrutinio segreto. A eseguire le operazioni di spoglio sono stati il presidente del Consiglio comunale, Marco Marchesani, e la consigliera Marianna Del Bonifro: sui 16 votanti, i favorevoli alla mozione sono stati 5, i contrari 11. Mozione respinta, ma le polemiche sono destinate a trascinarsi ancora a lungo.

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