Dal prossimo mese di gennaio sarà operativo il nuovo impianto di trattamento della Forsu che consentirà alla Ecolan di Lanciano di processare 40mila tonnellate annue di rifiuti organici e 15mila tonnellate all’anno di verde e potature, provenienti dai 75 Comuni soci (numero destinato a salire, visto che dal 2026 se ne aggregheranno altri dieci, tra i quali probabilmente San Salvo). Taglio di nastro, quindi, stamattina in località Cerratina alla presenza di numerosi rappresentanti istituzionali e sindaci.

Il progetto è quello finanziato nel 2022 con 14 milioni di euro messi a disposizione dall’allora ministero della Transizione ecologica (oggi ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica) grazie alla stessa linea che ha portato 20 milioni a Cupello per un impianto simile nel polo tecnologico del Civeta.

Come spiegato dal presidente della Ecolan, Massimo Ranieri, il nuovo impianto permetterà di «chiudere il cerchio e consolidare un ecosistema industriale capace di trasformare i rifiuti in risorse ad alto valore aggiunto». Dal trattamento della Forsu saranno generate tre risorse fondamentali: compost, biometano e grafene, «dimostrando che la frazione organica può diventare leva di sviluppo ambientale, energetico ed economico».

L’impianto opererà in ambiente completamente chiuso (nessuna lavorazione sarà svolta all’aperto) e in depressione, garantendo così la totale gestione degli odori e il controllo del flusso del rifiuto. La digestione anaerobica produrrà 180 metri cubi per tonnellata di matrice organica (oltre 3,5 milioni all’anno) da immettere nel metanodotto Società Gasdotto Italia. La produzione di compost di qualità stimata ammonta a 12mila tonnellate annue.

«L’impianto – si legge in una nota della società – consolida un modello industriale che genera vantaggi concreti: decarbonizzazione della filiera rifiuti, maggiore autonomia energetica del territorio, valorizzazione integrale della frazione organica/ammendante per l’agricoltura, immissione in rete di gas/energia sostenibile. Per meglio avere una idea dell’impatto e dell’efficienza di questo impianto basti pensare che produrrà una quantità di biometano sufficiente a riscaldare circa 2mila famiglie o in alternativa alimentare circa 3mila autovetture o 75 autobus, insomma un esempio concreto di economia circolare. Con questa infrastruttura si chiude il ciclo della gestione dell’organico e apre una nuova fase di sviluppo, orientata alla sostenibilità, all’innovazione e all’autonomia produttiva».
E l’impianto del Civeta?
Per quanto riguarda il biodigestore in fase di ultimazione in Valle Cena, secondo le previsioni, dovrebbe essere riconsegnato nel marzo del prossimo anno. La linea di finanziamento è la stessa, ma, successivamente, è stato individuato il Comune quale destinatario delle risorse per evitare il rischio di perdita dei fondi a causa delle trasformazioni societarie (da consorzio a srl e, successivamente, ad azienda consortile speciale.
Quest’impianto, quando sarà operativo, produrrà – secondo le dichiarazioni dei rappresentanti del Civeta – 3,9 milioni di metri cubi annui di biometano e 18mila tonnellate di ammendante compostato misto dal trattamento di circa 47mila tonnellate di rifiuti organici.











