Anche i Comuni di Furci e San Buono contro le 7 turbine: «La ventosità è sovrastimata»

Una produzione sovrastimata a causa delle mancate rilevazioni sul posto della presenza del vento. A sostenerlo sono i Comuni di Furci e San Buono e l’associazione Mountain Wilderness Italia che hanno depositato al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza economica le osservazioni sul progetto della Wpd Ferrato srl coinvolge anche Gissi (anche quest’ultimo ha evidenziato la propria contrarietà all’impianto che prevede 7 aerogeneratori sulle colline tra fondovalli Treste, Sinello e Cena).

Centrale nella documentazione inviata dai due Comuni (le cui posizioni sono state deliberate dalle rispettive giunte) e dall’associazione presieduta da Luigi Casanova, è la stima della produzione energetica delle turbine. Un calcolo in eccesso causato, secondo i depositari delle osservazioni, dall’assenza di rilevazioni del vento sul posto, quindi non con l’uso di anemometri, ma grazie a software di simulazione specifici.

«In riferimento alle ore utili di funzionamento, il valore appare sovrastimato e troppo ottimistico – scrivono i Comuni di Furci e San Buono – Oltre alle ore di inattività dovute a possibili fermi impianto per la manutenzione, la mancanza di ventosità, ecc. occorre stimare con maggiore precisione le perdite di trasformazione e distribuzione elettrica. In considerazione di quanto evidenziato appare chiaro che, anche nelle condizioni più favorevoli, il guadagno in termini di costi/benefici sarebbe marginale e potrebbe facilmente essere eroso dai troppi parametri solo stimati e non verificati in modo tale da garantire una certa affidabilità delle previsioni di produzione».

La localizzazione degli impianti – Edit Chiaro Quotidiano su documenti società proponente

Altri aspetti critici rilevati nella corposa documentazione sono l’assenza del piano particellare di esproprio, dei rilievi topografici, dei beni storico-culturali vincolati e delle relative valutazioni di impatto ambientale e visivo. Entrambi i Comuni, poi sottolineano il rischio rilevante per eventuali interferenze del progetto con il metanodotto che raggiunge la centrale termoelettrica di Gissi.

Oltre ai terreni a rischio frana, invece, l’associazione mette in evidenza le ricadute sulle comunità locali partendo dalla svalutazione dei beni immobili riguardo al quale cita uno studio realizzato in Germania nel 2018 che ha evidenziato «come le case che si trovano entro una distanza di 8 km da una turbina eolica subiscano una progressiva perdita di valore, fino ad arrivare ad un -7,1% per le case nel raggio di 1 km dalle pale; nel caso di immobili posti ad una distanza dal un centro cittadino di oltre 10 chilometri e costruiti prima del 1950, queste case situate in aree rurali subiscono una riduzione dei prezzi fino al 23%».

I sindaci di Furci (Fabio Di Vito), San Buono (Nicola Zerra) e Gissi (Agostino Chieffo)

Sempre riguardo al rapporto con le comunità locali, Mountain Wilderness Italia tocca, infine, un punto da tempo al centro del dibattito: «La produzione energetica dell’impianto punta alla riduzione del consumo di combustibili fossili, con benefici ambientali a livello globale; peccato che tutto ciò avrà ricadute scarse o nulle sulla comunità locale, in quanto l’energia prodotta verrà inserita nella rete nazionale e usata altrove a fronte dei disagi sul territorio, come nei più classici esempi di estrattivismo».

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *