Oltre 230 tonnellate di rifiuti tessili stoccati senza autorizzazioni provenienti dai cassonetti degli abiti usati. È quanto scoperto a Vasto dai carabinieri forestali di Villa Santa Maria insieme ai colleghi vastesi e al nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale (Nipaaf) di Chieti.
Come spiegano gli stessi militari, l’operazione “a catena” è partita da un controllo sui cassonetti per la raccolta degli abiti usati. Questo ha portato alla scoperta di un imponente stoccaggio illecito di rifiuti tessili e di un impianto industriale privo delle necessarie autorizzazioni. La gestione irregolare di indumenti usati coinvolge diversi comuni abruzzesi.
L’attività investigativa è scattata dopo alcune verifiche sui flussi di raccolta: dai documenti acquisiti è emerso che una società, con sede legale nel Bolognese e operativa nel Basso Chietino, gestiva per conto di vari enti locali la raccolta degli abiti dismessi senza alcuna autorizzazione per lo stoccaggio dei rifiuti tessili.

Durante il sopralluogo nello stabilimento operativo dell’azienda sono emerse le prime gravi irregolarità: i carabinieri hanno rinvenuto macchinari per la lavorazione dei metalli, tra cui postazioni di saldatura, impianti di verniciatura e un taglio laser, tutti privi delle necessarie autorizzazioni alle emissioni in atmosfera, in violazione dei relativi decreti legge; per questo, per evitare il proseguimento delle attività, è stato disposto il sequestro preventivo dei macchinari.
Quella dei macchinari era però l’aspetto minore delle irregolarità commesse. In un secondo capannone, i militari hanno trovato montagne di indumenti usati accatastati in sacchi e big bags, stipati su circa 300 metri quadrati di superficie per un volume di oltre 1.100 metri cubi. Nel piazzale esterno, inoltre, erano parcheggiati 15 cassoni di autocarri e rimorchi, anch’essi colmi di abiti usati, per un peso complessivo stimato in 55 tonnellate.
Secondo le stime dei tecnici, complessivamente, l’azienda avrebbe stoccato oltre 230 tonnellate di rifiuti tessili senza alcuna autorizzazione ambientale. L’intera area è stata quindi sottoposta a sequestro probatorio, per preservare le prove e impedire manomissioni. Nonostante la gravità delle violazioni, gli accertamenti hanno escluso danni o pericoli immediati per l’ambiente.
I carabinieri forestali hanno impartito precise prescrizioni alla società per la rimozione dei materiali, la messa in sicurezza dei luoghi e il conferimento dei rifiuti in un impianto autorizzato.
Contestualmente, sono state elevate sanzioni amministrative per un totale di 10mila euro, mentre la ditta è stata ammessa alla procedura di estinzione del reato ai sensi dell’art. 318 del D.Lgs. 152/2006, che prevede la possibilità di sanare in via amministrativa le violazioni, previo adempimento delle prescrizioni imposte.
«L’operazione – spiega il comandante provinciale dei carabinieri forestali, Marco Santilli – rientra nella nostra costante attività per la tutela dell’ambiente e la legalità nel settore dei rifiuti, con particolare attenzione alle pratiche illecite che interessano la raccolta e il recupero dei tessuti usati, troppo spesso pericolosamente stoccati in capannoni dismessi e difficilmente reinseriti in un ciclo virtuoso di riciclo».









