Si cercano prove che confermino i sospetti. L’ipotesi del dolo è emersa fin dalle prime ore, quando ieri i vigili del fuoco hanno cominciato a lottare contro le fiamme che stavano risalendo il costone orientale avvicinandosi a contrada Sant’Antonio Abate. La seconda ipotesi è che il rogo sia stato causato dalla negligenza di un agricoltore che stava bruciando le stoppie. Oggi si è tenuta in Prefettura a Chieti una riunione per fare il punto della situazione sulle indagini in corso.

In via precauzionale, il Centro coordinamento soccorsi, istituito da Prefettura e Comune, ha evacuato in via Lota otto famiglie, che in serata sono potute rientrare a casa. Sono tornate nelle loro abitazioni dopo che i pompieri, aiutati da 35 lanci d’acqua eseguiti e un elicottero e due Canadair per soffocare i focolai, sono riusciti ad avere la meglio del rogo. Per circoscrivere le fiamme e mettere in sicurezza la zona abitata, hanno dovuto lavorare incessantemente per oltre otto ore. Ma il fuoco covava sotto la cenere e, di conseguenza, vigili del fuoco e protezione civile hanno dovuto continuare a monitorare le fumarole residue anche durante la notte. Distrutti ettari di vegetazioni spontanee, ma i danni si estendono anche ai campi coltivati.
L’ipotesi investigativa è che la combustione sia stata innescata da cause tutt’altro che naturali. I vigili del fuoco e i carabinieri forestali cercano in queste ore le prove che lo confermino.













