«Approfondire l’analisi delle alternative, prendendo in considerazione una revisione dei criteri di analisi adottati». A chiederlo all’Anas è il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica nel documento di 18 pagine redatto dalla Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale Via e Vas riguardo il progetto di variante alla Statale 16.
Tra quelle pagine non ci sono solo le numerose richieste di integrazioni su vari aspetti progettuali, ma nelle prime ci sono osservazioni che chiedono di rimettere in discussione una parte del tracciato andando a toccare il nervo scoperto che ha fatto litigare gli schieramenti politici cittadini e regionali e dando vita a piccati botta e risposta tra i rappresentanti istituzionali di Vasto e San Salvo.

Parliamo delle ipotesi progettuali inizialmente messe sul tavolo che prevedevano cavalcavia e gallerie per il Tratto 1 (da via Trave a via Spalato). Nel progetto sottoposto all’iter autorizzativo ministeriale, l’Anas elenca tutte le alternative insieme ai criteri che hanno portato alla scelta finale, ovvero il tracciato “corto” che parte in prossimità della rotatoria di via Spalato lasciando il pezzo precedente inalterato.
Le opzioni messe sul tavolo erano cinque: Alternativa 0, Alternativa A, Alternativa B, Alternativa C, Alternativa D.
L’Alternativa 0, nessun intervento e Statale che resta sull’attuale tracciato;
L’Alternativa A, 2,5 km con partenza in prossimità dello svincolo di via Trave, dove sarebbe stata realizzata una rotatoria. Tale progetto, fortemente contestato dal Comune, prevedeva due gallerie artificiali di 60 e 170 metri, un cavalcavia di 200 metri (sempre in lunghezza) per oltrepassare la viabilità locale (via Istonia ecc.), un ponte e un viadotto di 300 metri per superare il canalone di Fosso Marino.


L’Alternativa B di circa 3 km sempre con partenza in prossimità di via Trave, ma con tre gallerie, di cui una artificiale e due naturali: la prima da 60 metri, la seconda da 1,1 km e la terza di 350 metri. Questa soluzione era stata studiata per diminuire l’impatto visivo del primo cavalcavia, ma comunque prevedeva il viadotto su Fosso Marino di 360 metri.


L’Alternativa C, anch’essa di circa 3 km e con medesima partenza da via Trave. Il tracciato è simile al precedente, ma con quote più basse che comprendono una maxi-galleria di 1,9 km di attraversamento della collina vastese. Questa soluzione mirava a diminuire ulteriormente l’impatto visivo del viadotto finale su Fosso Marino riducendolo a una lunghezza di 150 metri e allungando l’ultima galleria naturale a 570 metri.


Infine, l’Alternativa D, quella adottata: 2 km di lunghezza sull’attuale tracciato da via Trave dove è prevista la realizzazione di una rotatoria. Per gestire il traffico e le interferenze con il tratto urbano – via Tosti, via Donizetti e via Ragusa – è prevista «l’eliminazione della svolta a sinistra per tutte le direzioni di marcia nord-sud e viceversa e la realizzazione di circolazione a senso unico per quanto concerne le viabilità interferenti. L’unica svolta a sinistra consentita rimarrebbe quella dei veicoli provenienti da piazza Fiume e diretti in via Ragusa».

Nell’infinito dibattito, alla fine la spuntò la soluzione «No gallerie e viadotti». Ora il Ministero vuole vederci chiaro su questa scelta. I criteri indicati dall’Anas, infatti, indicano come soluzione più performante la A, «malgrado non sia attuabile a causa della presenza di zone a rischio geologico e a causa dell’impatto paesaggistico».
Oltre a invitare a rivalutare l’Alternativa 0 (sostanzialmente il non-intervento) con i medesimi criteri, la Commissione ministeriale scrive «I criteri adottati dal proponente hanno identificato l’alternativa A come la più performante, malgrado che la stessa non sia di fatto realizzabile. Essi appaiono conseguentemente poco funzionali a identificare l’alternativa migliore. Si chiede quindi al proponente di approfondire l’analisi delle alternative, prendendo in considerazione una revisione dei criteri di analisi adottati».
La palla passa quindi all’Anas che in 20 giorni dovrà quindi fornire le integrazioni e convincere il Ministero che l’attuale progetto in valutazione, l’Alternativa D, è l’unico attuabile.