Dopo 24 anni il Parco della Costa teatina mai nato finisce al Tar

Il mai-nato Parco della Costa teatina finisce al Tar. Il Wwf Italia ha presentato un ricorso al tribunale amministrativo per chiedere di risolvere «un vero e proprio paradosso giuridico dando finalmente seguito ad una legge dello Stato italiano». L’associazione ambientalista si è affidata all’avvocato Alessandro Corporente,

«Come è recentemente accaduto per il Parco nazionale del Matese, confidiamo che la magistratura faccia quello che la politica si è rifiutata di fare per un quarto di secolo – spiega Luciano Di Tizio, presidente del Wwf Italia – Vogliamo che si concluda finalmente il procedimento previsto dalla legge e che vengano attuate le misure necessarie per proteggere davvero un’area riconosciuta di alto valore naturalistico e culturale. La nostra è una richiesta di responsabilità e coerenza istituzionale, oltre che di protezione della natura: va applicata una norma esistente, votata dal Parlamento italiano, così da poter tutelare un territorio che già possiede le potenzialità per diventare un modello di equilibrio tra conservazione e sviluppo sostenibile. Il Parco della Costa Teatina non può più restare fermo sulla carta».

La questione è annosa, basti pensare che il Parlamento lo votò nel lontano 2001. Il Wwf ripercorre così alcune delle tappe: «Dopo anni di immobilismo da parte del ministero dell’Ambiente e della Regione, nel 2015, un commissario ad acta nominato dalla presidenza del consiglio dei ministri ha completato la proposta di perimetrazione e misure di salvaguardia. Da allora sono trascorsi altri dieci anni, ma nessuna azione concreta è stata portata a termine dalle istituzioni competenti e il parco è rimasto fermo, andando ad arricchire l’elenco dei parchi di carta previsti da una legge, ma mai concretizzati. Nel frattempo, il territorio della costa teatina, privo di un sistema di tutela efficace, è stato esposto ad interventi edilizi e trasformazioni che ne minacciano l’equilibrio ambientale e paesaggistico, compromettendone anche le grandi potenziali turistiche. Di fronte a questo stallo e, dopo aver sollecitato innumerevoli volte le amministrazioni centrali anche attraverso una formale diffida, abbiamo deciso di presentare il ricorso al Tar».

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