Un nuovo capitolo nella saga del Comune di Cupello, e a giudicare dalla delibera della Corte dei Conti, non si tratta di una fiaba a lieto fine, almeno non ancora. L’organo di controllo ha accertato il raggiungimento degli obiettivi del piano di riequilibrio finanziario, ma il tono del documento sembra più un “promosso con riserva” che una vera e propria celebrazione. Anzi, l’impressione è che la Sezione regionale di controllo per l’Abruzzo stia suonando un campanello d’allarme per la gestione dell’ente.

La gestione finanziaria, un esempio di precarietà
Cominciamo dalla liquidità. La Corte sottolinea «la persistente e grave difficoltà della gestione di cassa con carenza di liquidità effettiva». L’ente, nel 2024, ha avuto un fondo di cassa di soli 28.888,74 euro al 31 dicembre, una cifra che, per un Comune, sa quasi di presa in giro. Per far quadrare i conti, nel 2024 sono state usate «somme vincolate per l’ordinaria gestione, generando un apparente minimo ricorso all’anticipazione di tesoreria». Peccato che, esaurite queste risorse, nel 2025 l’ente sia tornato a fare un «consistente aumento del ricorso all’anticipazione di tesoreria», arrivando a ben 1.603.827,20 euro. Una gestione “creativa” che più che risolvere i problemi, li rimanda al prossimo anno. La Corte è stata chiara: «la situazione di cassa, allo stato attuale, non è in grado ancora di supportare un’ordinaria gestione del Comune».
La riscossione, un’arte sconosciuta
Il problema non è solo come si spendono i soldi, ma anche come non si incassano. Il Comune non ha rispettato il parametro sulla capacità di riscossione totale, fermo al 33,89%, ben lontano dal minimo di legge del 47%. Per recuperare i crediti, l’ente ha deciso di affidarsi a una società esterna, la Regie, con la speranza che questa riesca a fare il miracolo. La stessa amministrazione ha ammesso le difficoltà: «si registra una % di riscossione bassa», e che anche i pignoramenti si scontrano con «conti non più capienti».
Un pericolo imminente
Nonostante il recupero formale del disavanzo, la Corte mette in guardia l’amministrazione, ricordando che un «rispetto del piano in termini di formale recupero del disavanzo programmato, non è condizione sufficiente». Senza misure concrete per superare le cause strutturali del disequilibrio – come la bassa riscossione e la rigidità della spesa – il Comune rischia grosso. Il margine per evitare un «grave e reiterato mancato rispetto degli obiettivi intermedi» è «estremamente flebile», e in caso di fallimento, la conseguenza è una sola: la dichiarazione di dissesto finanziario. La Corte, per chiudere in bellezza, invita l’ente ad un «atteggiamento prudenziale nella gestione dei volumi di spesa», quasi come si stesse parlando a un bambino con la paghetta appena ricevuta.
La trasparenza, la chiave per la fiducia
In un momento così delicato, la maggiore responsabilità dell’amministrazione è la trasparenza e il confronto diretto con i cittadini. Il dialogo non deve essere fatto solo di passerelle e inaugurazioni, ma anche e soprattutto di comunicazione aperta sulle criticità. Spiegare apertamente i motivi delle difficoltà, illustrare le misure correttive e condividere i progressi è essenziale per costruire un rapporto di fiducia. L’ente ha il dovere di non lasciare i cittadini all’oscuro, ma di coinvolgerli in questo percorso di risanamento, rendendoli consapevoli delle sfide e dei sacrifici che potrebbero essere necessari. Solo un dialogo onesto e costante può trasformare una situazione di potenziale crisi in un’opportunità di crescita collettiva.
Infine, un ulteriore elemento di opacità riguarda la delibera stessa della Corte dei Conti: nel documento, l’organo di controllo «richiama l’obbligo di pubblicazione della presente deliberazione sul sito internet dell’amministrazione comunale». Un’obbligo di legge, previsto dall’articolo 31 del d.lgs. n. 33 del 2013, che a oggi, salvo errore, non risulta ancora rispettato. Un fatto grave, che fa dubitare dell’effettiva volontà dell’amministrazione di informare i cittadini e di attenersi ai principi di trasparenza.
Gianluca Garofalo