Nella sua precedente “vita” da tennista ha allenato grandi atlete come Roberta Vinci e Francesca Schiavone solo per citarne alcune, ed oggi è uno dei campioni più attesi ed in vista nel mondo del padel, la disciplina sportiva che in tutto il mondo sta conoscendo una crescita ed un successo straordinario. Lorenzo Di Giovanni, 34 enne lancianese, n. 1 Fip ed astro nascente del padel italiano si racconta a “Chiaro Quotidiano”.
Lorenzo, dicevamo nasce come tennista, sport in cui si afferma ad ottimi livelli prima come un apprezzato istruttore, poi finendo per diventare maestro di due leggende del tennis rosa italiano: Francesca Schiavon e Roberta Vinci. Proprio durante il periodo di allenamento con l’atleta tarantina, Lorenzo si avvicina, quasi per caso al padel.
«Ho iniziato a giocare a padel davvero per caso: nel 2018 allenavo Roberta Vinci e dopo il suo ritiro agli Internazionali d’Italia abbiamo fatto una partita tra amici. Da lì ho iniziato a giocare sempre più spesso e mi divertivo talmente tanto che organizzavo partite di continuo. Poi, dopo i primi tornei ed i primi buoni risultati arrivati, ho capito che potevo ancora togliermi delle soddisfazioni come giocatore (anche se non nel mio sport principale che era il tennis) e ho iniziato a dedicarmi al padel seriamente».
Una base di tesserati e di appassionati sempre più ampia, la nascita di centri sportivi e la creazione di campi da gioco, sono solo alcuni degli aspetti che ci parlano del successo che questo sport sta avendo nel nostro paese, dove anche i mass media e la stampa sportiva sembrano quasi “impazziti” e colpiti dalla padel – mania. Lorenzo da giocatore e da “addetto ai lavori” prova a spiegarci da dentro, cosa c’è alla base di questo nuovo fermento.
«Dal mio punto di vista il padel piace così tanto perché è estremamente divertente e permette a tutti di giocare delle partite sin da subito e senza particolare esperienza o abilità: di conseguenza le dimensioni ridotte del campo rispetto al tennis o al calcetto e un bacino di utenza molto ampio fanno sì che da un punto di vista imprenditoriale sia molto redditizio, ed è per questo che vediamo nascere molte strutture in così poco tempo».
Inevitabile a questo punto, chiedere a Lorenzo quali sono le differenze tra padel e tennis, due discipline al tempo stesso simili ma in realtà diverse
«La prima differenza sostanziale, riguarda le dimensioni del campo che nel padel sono più ridotte: di diverso c’è poi la forma della racchetta e la presenza, sul perimetro del campo, di pareti in plexigas. Parliamo di un gioco molto strategico e tattico che si “vive” molto di più a rete rispetto al tennis. Il servizio è dal basso e la presenza delle pareti rende difficile chiudere i punti perché la palla potendo rimbalzare sul vetro sostanzialmente offre sempre una possibilità in più di essere colpita rispetto al tennis».
Di Giovanni negli ultimi anni si è reso protagonista di una scalata che lo ha portato in breve a diventare il n.1 in Italia e tra gli atleti più apprezzati del momento: gli chiediamo quanto lavoro, impegno e sacrificio ci siano voluti per raggiungere questo grande traguardo.
«Sinceramente non pensavo di diventare un giocatore a tempo pieno e di riuscire ad avere una seconda vita da atleta. Ma sicuramente mi sono impegnato molto e ho cercato di seguire sempre i consigli dell’allenatore sin dal primo giorno. Diciamo che ho sempre cercato di prendere tante lezioni per imparare bene il gioco invece di giocare tante partite solo per divertimento».
Un talento innato ed una popolarità che oggi lo vedono protagonista in tornei, coppe e competizioni in giro per l’Italia ed il mondo
«Questo lavoro ti permette di viaggiare molto e di conoscere davvero il mondo: sono in partenza per Doha dove giocherò un Fip Star poi tornerò in Italia per il Premier Padel al Foro Italico di Roma, un appuntamento questo che sarà davvero importante. Successivamente in calendario c’è il Fip Star a Trani ed altri mille tornei: siamo nel pieno di una stagione lunghissima e ricca di appuntamenti importanti».
In chiusura chiediamo a Lorenzo di parlarci di Lanciano e del del suo legame ancora fortissimo con la terra natia
«Sono ancora legatissimo alla mia città ed ogni volta che torno sento aria di casa e questa cosa mi fa stare bene, e mi dà una carica fondamentale per affrontare al meglio tutte le nuove sfide…chissà magari un giorno tornerò anche a viverci, non escludo niente ma quello che so è che Lanciano è casa mia e la porto sempre nel cuore».